IL MUSIGNY, LA LUNA E TAFAZZI
di LUCIO FOSSATI - 15 ottobre 2017
La luna occhieggia sorniona sui tetti. La rifrangono sinuosi cristalli da mescita, incuranti dei lini stazzonati che li incorniciano. Il sax di Sonny Fortune affetta come una katana la disarmante suadenza di Kevin Mahogany, sublimando il mestiere di intrattenitore.
IL TEMPO E' ORA! Apro il cassetto e sguaino il cavatappi fortunato, inclino leggermente la bottiglia con una sacralità non priva di burbanza e, mentre insinuo garbatamente il ricciolo al centro del turacciolo, lascio che la lingua affoghi negli umori scrosciati dallo stimolo visivo dell'etichetta.
La resistenza alla penetrazione è quella giusta ed annuncia il paradiso venturo…………….. ma d'improvviso dal collo stappato esala l’inferno. THE END, THAT'S ALL FOLKS!. Tutto rotola drammaticamente al capolinea: piacere dell'attesa, condivisione gioiosa, tributo gaudente alla persona scomparsa che me lo donò 10 anni addietro…….."passare alla prossima, prego".
Per ora RIMANE SOLO L'INCAZZATURA PER UNA DEVIANZA DANNATAMENTE PERFIDA, PERCHE' TI SBEFFEGGIA LASCIANDO TRASUDARE STILLE DI RUGIADA DELL'EDEN. D'altronde il difetto dovuto al tappo raramente è un 100%, e quando s'infiltra discreto ed integrato suscita spesso dubbi anche sui contenitori d'affinamento. Ora questo ricordo mi pugnala ferocemente allo stomaco, mentre allora la stizza si dissolse rapidamente in un Clos De Vougeot, non proprio memorabile, di una maison de négoce tra le sparute presenze fisse di Borgogna in Italia.
Ma dodici anni orsono tolleravo la roulette del tappo, perché appena trentenne percepivo il tempo da venire come fosse infinito, le risorse personali foraggiavano il mio ottimismo e l'escalation dei vini eccellenti mostrava solo i prodromi di un’inflazione superiore alla media. Nel ‘96 un MUSIGNY di LEROY 1993 poteva essere acquistato da Legrand a Parigi per poco più di 500 franchi, il corrispondente di circa 80 euro, un CORTON-CHARLEMAGNE di COCHE-DURY franco cantina non superava i 35 euro. Considerando che un operaio guadagnava mediamente 680 euro contro i 1350 di oggi, il calcolo è presto fatto: nel ‘96 un MUSIGNY DI LEROY COSTAVA IL 12% DI UNA MENSILITÀ DA OPERAIO, NEL 2017 COSTA PERLOMENO IL 350%. DA ACCESSIBILE A QUASI TUTTI AD ACCESSIBILE A QUASI NESSUNO. Allora il rischio era accettabile, ora no.
Le obiezioni dei Tafazzi CHE RICORDANO LA FACOLTÀ DI CAMBIARE LE BOTTIGLIE si scontrano con quell'immenso campo di traiettorie irregolari che congiungono un’uscita dalla cantina con il suo consumo. Non solo regali, ma anche eredità o scambi. Per non parlare del fatto che nell'arco di tempi relativamente brevi possono mutare proprietà e titolarità dei vari attori della filiera distributiva, oppure possono esserci problemi logistici che sconsigliano l'eventuale reso. Senza considerare che non vi è alcuna garanzia di poter avere indietro il millesimo in questione, soprattutto se datato. Con tutto il rispetto, sul fronte dei rossi, millesimi del calibro di 1996, 2002, 2005, 2009 o 2010, non possono essere rimpiazzati alla pari con millesimi interlocutori, e men che meno con un 2004 o un 2011!
Poi bisognerebbe capire col produttore/importatore se configura come posizione debitoria quell’infima e ampia casistica di deviazioni non puramente riconducibili al tricloroanisolo (TCA) - responsabile del tipico odore di tappo - ma certamente ascrivibili al sughero: sentori medicinali e cortecciosi (dovuti al guaiacolo), sentori fungini e terrosi (dovuti alla geosmina), presenza di una patina melmosa e verdastra sulla porzione del sughero a contatto con il vino e riconducibile, con ogni probabilità, alla quercetina (un flavonoide di "moderna" concentrazione nel sangiovese) e chi più ne ha più ne metta. Difetti estranei al nostro amato “liquido di odoroso”, fortunatamente spesso riscontrabili ai nasi più sensibili. Ai quali, però, risulta più ardua l’indagine sulle ossidazioni precoci e sull’origine di note secche e cipriose, che possono essere frettolosamente ricondotte a una gestione inefficiente dei contenitori di affinamento.
ANCH'IO RITENEVO INOPINABILE L'OPZIONE DEL SUGHERO PER TURARE UNA BOTTIGLIA, per la tradizione e per l'estetica di un materiale naturale parimenti vivente come il vino.
Ma poi frequentando LA QUALITÀ DEI VINI GERMANOFONI e ritenendo PREMINENTE LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE, spontaneamente CI SI AFFRANCA DA UN TABÙ. Certamente non abbiamo un archivio storico sufficientemente comparativo, ma bisogna trasmettere ai produttori L'URGENZA DI SPERIMENTARE NUOVI SIGILLI, con la consapevolezza che il cambio d'abito mentale dei fruitori passerà necessariamente per il "buon esempio" fornito dalla fascia premium. I VINI PIÙ AMBITI, CHE CON LA LORO FAMA COLORANO L'ANEDDOTICA DEGLI ENOSTRIPPATI E RISUONANO ANCHE NELLA NARRATIVA DEI BEVITORI MENO COINVOLTI, POSSONO ESSERE I CAVALLI DI TROIA DEL CAMBIAMENTO. Infatti, al di là di ogni risultanza empirica, la principale remora all'evoluzione per gli attori qualitativi della filiera che non si chiamano CONTERNO et similia è L'ACCOSTAMENTO DEI PROPRI VINI ALLA PRODUZIONE INDUSTRIALE, QUELLA CHE GIÀ UTILIZZA CHIUSURE ALTERNATIVE. Coloro che rivendicano l'ebbrezza del rischio possono rivolgere le proprie pulsioni alle innumerevoli opportunità che offre il masochismo nelle sue declinazioni più chic.
COLORO CHE AMANO IL VINO, LO ACQUISTANO SPESSO IN VIAGGIO NEI LUOGHI DI ORIGINE, LO BEVONO DOPO PARECCHI ANNI, SCAMBIANO BOTTIGLIE CON ALTRI FANATICI SONO NELL’IMPOSSIBILITÀ DI VEDERSI SOSTITUITA UNA BOTTIGLIA “TAPPATA”. Fra l'altro può insinuarsi lo sgradevole retropensiero che in fin dei conti quando ci si imbatte in una bottiglia fallata se ne apre quasi sempre una seconda, quindi quel 3%, 5%, 10% tappato, in gran parte mai sostituito per pigrizia, timidezza, comodità o 'indisponibilità' di cui sopra, generi comunque un maggior consumo e un maggior fatturato al sistema.
Per tanto, signori consumatori: NON PREGIUDICHIAMO MALEVOLMENTE BOTTIGLIE SIGILLATE ALTERNATIVAMENTE! E signori produttori: PROVIAMO CONTINUATIVAMENTE CHIUSURE ALTERNATIVE E NON DESISTIAMO AI PRIMI RISULTATI INDESIDERATI! Ma soprattutto, signori politici: SUPPORTIAMO ED INCENTIVIAMO LE CHIUSURE ECOLOGICAMENTE SOSTENIBILI!
IL TEMPO E' ORA! Apro il cassetto e sguaino il cavatappi fortunato, inclino leggermente la bottiglia con una sacralità non priva di burbanza e, mentre insinuo garbatamente il ricciolo al centro del turacciolo, lascio che la lingua affoghi negli umori scrosciati dallo stimolo visivo dell'etichetta.
La resistenza alla penetrazione è quella giusta ed annuncia il paradiso venturo…………….. ma d'improvviso dal collo stappato esala l’inferno. THE END, THAT'S ALL FOLKS!. Tutto rotola drammaticamente al capolinea: piacere dell'attesa, condivisione gioiosa, tributo gaudente alla persona scomparsa che me lo donò 10 anni addietro…….."passare alla prossima, prego".
Per ora RIMANE SOLO L'INCAZZATURA PER UNA DEVIANZA DANNATAMENTE PERFIDA, PERCHE' TI SBEFFEGGIA LASCIANDO TRASUDARE STILLE DI RUGIADA DELL'EDEN. D'altronde il difetto dovuto al tappo raramente è un 100%, e quando s'infiltra discreto ed integrato suscita spesso dubbi anche sui contenitori d'affinamento. Ora questo ricordo mi pugnala ferocemente allo stomaco, mentre allora la stizza si dissolse rapidamente in un Clos De Vougeot, non proprio memorabile, di una maison de négoce tra le sparute presenze fisse di Borgogna in Italia.
Ma dodici anni orsono tolleravo la roulette del tappo, perché appena trentenne percepivo il tempo da venire come fosse infinito, le risorse personali foraggiavano il mio ottimismo e l'escalation dei vini eccellenti mostrava solo i prodromi di un’inflazione superiore alla media. Nel ‘96 un MUSIGNY di LEROY 1993 poteva essere acquistato da Legrand a Parigi per poco più di 500 franchi, il corrispondente di circa 80 euro, un CORTON-CHARLEMAGNE di COCHE-DURY franco cantina non superava i 35 euro. Considerando che un operaio guadagnava mediamente 680 euro contro i 1350 di oggi, il calcolo è presto fatto: nel ‘96 un MUSIGNY DI LEROY COSTAVA IL 12% DI UNA MENSILITÀ DA OPERAIO, NEL 2017 COSTA PERLOMENO IL 350%. DA ACCESSIBILE A QUASI TUTTI AD ACCESSIBILE A QUASI NESSUNO. Allora il rischio era accettabile, ora no.
Le obiezioni dei Tafazzi CHE RICORDANO LA FACOLTÀ DI CAMBIARE LE BOTTIGLIE si scontrano con quell'immenso campo di traiettorie irregolari che congiungono un’uscita dalla cantina con il suo consumo. Non solo regali, ma anche eredità o scambi. Per non parlare del fatto che nell'arco di tempi relativamente brevi possono mutare proprietà e titolarità dei vari attori della filiera distributiva, oppure possono esserci problemi logistici che sconsigliano l'eventuale reso. Senza considerare che non vi è alcuna garanzia di poter avere indietro il millesimo in questione, soprattutto se datato. Con tutto il rispetto, sul fronte dei rossi, millesimi del calibro di 1996, 2002, 2005, 2009 o 2010, non possono essere rimpiazzati alla pari con millesimi interlocutori, e men che meno con un 2004 o un 2011!
Poi bisognerebbe capire col produttore/importatore se configura come posizione debitoria quell’infima e ampia casistica di deviazioni non puramente riconducibili al tricloroanisolo (TCA) - responsabile del tipico odore di tappo - ma certamente ascrivibili al sughero: sentori medicinali e cortecciosi (dovuti al guaiacolo), sentori fungini e terrosi (dovuti alla geosmina), presenza di una patina melmosa e verdastra sulla porzione del sughero a contatto con il vino e riconducibile, con ogni probabilità, alla quercetina (un flavonoide di "moderna" concentrazione nel sangiovese) e chi più ne ha più ne metta. Difetti estranei al nostro amato “liquido di odoroso”, fortunatamente spesso riscontrabili ai nasi più sensibili. Ai quali, però, risulta più ardua l’indagine sulle ossidazioni precoci e sull’origine di note secche e cipriose, che possono essere frettolosamente ricondotte a una gestione inefficiente dei contenitori di affinamento.
ANCH'IO RITENEVO INOPINABILE L'OPZIONE DEL SUGHERO PER TURARE UNA BOTTIGLIA, per la tradizione e per l'estetica di un materiale naturale parimenti vivente come il vino.
Ma poi frequentando LA QUALITÀ DEI VINI GERMANOFONI e ritenendo PREMINENTE LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE, spontaneamente CI SI AFFRANCA DA UN TABÙ. Certamente non abbiamo un archivio storico sufficientemente comparativo, ma bisogna trasmettere ai produttori L'URGENZA DI SPERIMENTARE NUOVI SIGILLI, con la consapevolezza che il cambio d'abito mentale dei fruitori passerà necessariamente per il "buon esempio" fornito dalla fascia premium. I VINI PIÙ AMBITI, CHE CON LA LORO FAMA COLORANO L'ANEDDOTICA DEGLI ENOSTRIPPATI E RISUONANO ANCHE NELLA NARRATIVA DEI BEVITORI MENO COINVOLTI, POSSONO ESSERE I CAVALLI DI TROIA DEL CAMBIAMENTO. Infatti, al di là di ogni risultanza empirica, la principale remora all'evoluzione per gli attori qualitativi della filiera che non si chiamano CONTERNO et similia è L'ACCOSTAMENTO DEI PROPRI VINI ALLA PRODUZIONE INDUSTRIALE, QUELLA CHE GIÀ UTILIZZA CHIUSURE ALTERNATIVE. Coloro che rivendicano l'ebbrezza del rischio possono rivolgere le proprie pulsioni alle innumerevoli opportunità che offre il masochismo nelle sue declinazioni più chic.
COLORO CHE AMANO IL VINO, LO ACQUISTANO SPESSO IN VIAGGIO NEI LUOGHI DI ORIGINE, LO BEVONO DOPO PARECCHI ANNI, SCAMBIANO BOTTIGLIE CON ALTRI FANATICI SONO NELL’IMPOSSIBILITÀ DI VEDERSI SOSTITUITA UNA BOTTIGLIA “TAPPATA”. Fra l'altro può insinuarsi lo sgradevole retropensiero che in fin dei conti quando ci si imbatte in una bottiglia fallata se ne apre quasi sempre una seconda, quindi quel 3%, 5%, 10% tappato, in gran parte mai sostituito per pigrizia, timidezza, comodità o 'indisponibilità' di cui sopra, generi comunque un maggior consumo e un maggior fatturato al sistema.
Per tanto, signori consumatori: NON PREGIUDICHIAMO MALEVOLMENTE BOTTIGLIE SIGILLATE ALTERNATIVAMENTE! E signori produttori: PROVIAMO CONTINUATIVAMENTE CHIUSURE ALTERNATIVE E NON DESISTIAMO AI PRIMI RISULTATI INDESIDERATI! Ma soprattutto, signori politici: SUPPORTIAMO ED INCENTIVIAMO LE CHIUSURE ECOLOGICAMENTE SOSTENIBILI!