IL MONFORTINO 1964, UNA SOSTA IN APPENNINO E LA POETICA DEL FANCIULLINO

IL MONFORTINO 1964, UNA SOSTA IN APPENNINO E LA POETICA DEL FANCIULLINO
Metti una sera a cena nel nuovo locale di Gianluca Gorini. Un focolare che torna a scaldare l'Appennino romagnolo. Nuove proposte, stessa mano felice e sensibilità prensile sul territorio. Metti sedici esploratori attorno a una tavola a dissertare sul nebbiolo e su altrettante riuscite declinazioni di questa varietà. E poi, come magnete, metti una bottiglia di Barolo Monfortino 1964 di Giacomo Conterno in stato di grazia.

In questi giorni anche le ultime delle 8 mila bottiglie prodotte di Barolo Riserva Monfortino 2010 stanno lasciando la cantina di Monforte d’Alba, in località Ornati, alla volta di caveaux sparsi in mezzo mondo. Per molte di esse si tratterà di una breve sosta prima di ripartire per nuovi lidi, ma non senza avere lasciato un lauto guadagno ai possessori originari. Uscito dalla cantina a 270 euro (più iva), ora è pressoché introvabile a meno di 900/1000 euro a bottiglia. Una valutazione di mercato (quella qualitativa non è mai stata in discussione) che posiziona il Monfortino al fianco dei più importanti vini del pianeta e che rende onore, oltre che all’intera denominazione, a un vino che racchiude in sé buona parte della storia di Langa.

La comparsa della dicitura “Monfortino” su una bottiglia dell’azienda Giacomo Conterno risale a un “Barolo Extra” del 1924, un nome studiato per sottolineare il comune di residenza della cantina, Monforte d’Alba, nel quale venivano anche acquistate buona parte delle uve per produrlo.

Dal 1978 il MONFORTINO proviene esclusivamente dai 14 ettari del vigneto Francia di Serralunga d’Alba acquistato nel 1974: un monopolio aziendale che oggi ospita 11 ettari di nebbiolo da Barolo e 3 ettari di barbera. Da questi 14 ettari nascono il Barolo Riserva “Monfortino”, il Barolo “Francia” (fino al 2009 “Cascina Francia”) e la Barbera d’Alba “Vigna Francia”. Le uve utilizzate per scolpire il MONFORTINO sono una selezione delle migliori parcelle della vigna.

In cantina regnano precisione e pulizia, in ossequio a quella che per Roberto Conterno è una vera e propria ossessione. I diversi materiali dei contenitori di fermentazione scandiscono le epoche enologiche attraversate dalla famiglia Conterno: il legno è stato a lungo l’unico materiale utilizzato, prima di essere sostituito nei primi anni Sessanta dal cemento. L’acciaio ha ospitato le vendemmie comprese tra il 1987 e il 1996, mentre dal 1997 si è tornati al legno con i tini tronco-conici di Stockinger (61-70 hl.).

Le macerazioni si protraggono per 20/30 giorni a seconda del millesimo, anche a cappello sommerso, e con temperature che non vengono lasciate salire oltre i 32°C. Al termine della prima fermentazione il nebbiolo da Barolo viene spostato in grandi botti di legno di Garbellotto e Stockinger, di dimensioni variabili dai 21hl ai 106hl., nei quali si svolge la fermentazione malolattica.  La maturazione varia tra i 40/42 mesi per il Barolo “Francia” e i 78/80 mesi per il “Monfortino”.

QUALCHE CONSIDERAZIONE A MARGINE

Non è facile, fortunatamente, tratteggiare un profilo alternativo a quello che il Monfortino ha impresso nell’immaginario collettivo. Un vino meravigliosamente classicheggiante, che ha saputo attraversare epoche e rivoluzioni enologico-culturali (nella gestione della vigna quanto della cantina) con irreprensibile coerenza stilistica e continuità di risultati. Questo nonostante sia un vino che ha visto mutare persino il proprio alfa, ovvero le origini delle sue uve.

Paradigma della mascolinità del nebbiolo (così come Le Rocche del Falletto di Giacosa ne sono la più alta rappresentazione femminea) e in possesso di una sorprendente propensione evolutiva, il Monfortino ha nel corso della storia progressivamente legato la propria immagine al concetto di “solidità”. Il portamento più spigliato e verticale evidente nelle versioni degli anni Cinquanta e Sessanta sembra divenire già più “quadrato” e materico a partire dalle versioni degli anni Settanta (evidente nell’interpretazione dell’eccellente vendemmia del 1971) per poi palesarsi in tutta la sua chiarezza dagli anni Novanta. Una dinamica comune a tutti i vini di Langa e che viaggia di pari passo con un anticipo nei tempi medi di maturazione (e raccolta) di una decina di giorni. A contribuire a questo anticipo, oltre alla selezione di materiale genetico meno produttivo (soprattutto Lampia e Michet a scapito di Rosé e Bolla), c’è senza dubbio l’innalzamento medio delle temperature e una gestione agronomica volta a favorire la fotosintesi delle piante. A questo proposito l’abbandono dell’utilizzo su larga scala del solfato di rame puro come antiperonosporico dalla fine degli anni Sessanta ha stimolato non poco l’attività fotosintetica delle viti. Si è passati così da maturazioni tardive e difficoltose a uve più cariche di zuccheri e polifenoli. Il portamento al palato dei vini è cambiato di conseguenza.

La produzione aziendale del vigneto Francia si aggira sulle 50.000 bottiglie così suddivise: 20.000 bottiglie di Barbera; 20.000 bottiglie di Barolo Cascina Francia e 7-10.000 bottiglie di Barolo Riserva Monfortino.

LE MIGLIORI ANNATE DI MONFORTINO:

1958, 1961, 1964, 1971, 1978, 1985, 1990, 1996, 2001, 2010.
Le annate 1989, 2003, 2007, 2009, 2011, 2012 non sono state prodotte. 
 
98/100

BAROLO MONFORTINO 1964

Al suo arrivo tutto si spariglia. L’ansia che ne precede la mescita affoga in un colore vitale, a metà strada tra la purea d’albicocca e il melograno. La sua materia è ineffabile e intensa come il sogno di un fanciullo. Non scorre come gli altri vini, fluisce energica e cristallina, incurante della realtà e dei suoi parametri terreni. Ne ricorderò l'irreale freschezza agrumata, la coltre balsamica e la setosità tannica, ma soprattutto l’irraggiante elettricità salina e l’evoluzione ascensionale nel calice, immune ai fendenti dell’ossigeno. Non un millesimo muscolare e solido come il grandioso 1958 – il cui ricordo risale all’ottobre del 2004 - quanto piuttosto arioso e loquace, più di luce che di ombra. Del medesimo rango ultraterreno.

Un vino che evoca uno stupore poetico e quella sensibilità giovanile, tanto cara al Pascoli, che spesso si smarrisce con lo scorrere delle primavere. Un liquido che custodisce nella propria anima il candore puerile che ci apre alla bellezza del mondo. Questo, ai miei occhi, il Vino Monfortino 1964 di Giacomo Conterno. 

RECENSIONE DI LUCIO FOSSATI E FILIPPO APOLLINARI
REGIONE: PIEMONTE
PRODUTTORE: GIACOMO CONTERNO
DENOMINAZIONE: BAROLO RISERVA
NOME: MONFORTINO
ANNO: 1964
PREZZO ONLINE: € ND