MONOPOLE DELLA CÔTE D'OR, IL DIRITTO ALL'ESCLUSIVITA'
di FILIPPO APOLLINARI - 19 marzo 2018
Un luogo dove ogni cosa si piega alla sovranità del senso estetico. Il vigneto della Côte d’Or, sorpreso da villaggi serafici e tratteggiato da muretti a secco pregni di memoria, è una meta di ristoro per l’anima e il corpo di ogni esploratore. Già patrimonio dell’umanità per l’Unesco, questa costa vitata, pressoché priva di soluzione di continuità, ci scorta per una sessantina di chilometri da Cheilly-lès-Maranges (Aoc Maranges) a Chenove (Aoc Marsannay) alle porte di Digione, imponendo un rispetto silente, sottolineato dal sovrapporsi di leggenda e aneddotica.
Un luogo nel quale persino il legislatore, attraverso la ratifica di un numero smisurato di eccezioni, sembra avere piegato la propria congenita rigorosità al servizio della storia e della bellezza. Leggi, in qualche caso anche bizzarre, che dai tempi dei monaci benedettini hanno contribuito a preservare l’unicità di un territorio destinato a un estremo frazionamento dalla legge napoleonica sull’equa spartizione ereditaria tra gli eredi legittimi; una parcellizzazione che si riflette sia sulle unità poderali, sia sui proprietari terrieri. Tra gli esempi eclatanti potremmo citare i 20 proprietari che si spartiscono i 12,90 ettari dello Chambertin o i 74 proprietari che si spartiscono i 50,97 ettari del Clos de Vougeot. Eppure esistono, seppur episodiche, porzioni di vigneto a cui il legislatore ha attribuito un’autonomia identitaria (nome e confini), che si sono conservate in unico asse ereditario o che, nello scorrere del tempo, si sono riunite nel carnet di un solo demanio. In questi casi straordinari si parla di “monopole”: vigne (dette climat), o più spesso parti di esse (parcelle dette lieux-Dits), sovente protette e accentate dai “Clos”, i muretti a secco edificati al fine di proteggerne il Genius Loci.
Nella legislazione borgognona il monopolio è un diritto che non garantisce alcun rango gerarchico, ma consente di rivendicare in etichetta il proprio stato di esclusività.
ALCUNI TERMINI DA CONOSCERE*:
LIEU-DIT (plurale lieux-dits): unità poderale prima. Letteralmente luogo detto, assimilabile all’accezione pragmatica del latinismo “genius loci”. Si tratta di una parcella censita al catasto e pertanto con un nome e confini determinati. Può concorrere insieme ad altri lieux-dits confinanti alla creazione di un climat.
CLIMAT: vigna con nome e confini specifici, dalla quale nasce un vino con caratteristiche peculiari. Può essere composta da un solo o più lieux-dits, che possono comunque comparire in etichetta assieme a quello del climat di appartenenza in veste di sous-climat. E’ un termine utilizzato solo per Premier Crus e Grand Crus. Per i ranghi regionali o comunali (Village) si trova in etichetta il nome del lieu-dit.
MONOPOLE: vigna di proprietà di un unico domaine. E’ un concetto riferito alla proprietà fondiaria e non al vino che ne scaturisce. Da una vigna in “monopole” - come sottolinea Armando Castagno* nel suo indispensabile “Le Vigne della Côte d’Or” - possono nascere infatti più etichette, come nel caso in cui il proprietario del fondo (l’unico che può etichettare il proprio vino indicando la dicitura “monopole”) venda parte delle uve o del vino della vigna in questione a un altro produttore.
CLOS: deriva dal latino “clausum”, chiuso. E’ una vigna, lieu-dit o climat, che è stata o è ancora protetta da mura almeno per tre lati su quattro. I Clos hanno sempre origine antica e molto spesso sono stati eretti dai monaci.
Tre luccicanti monopole incontrati nel calice di recente:
Un luogo nel quale persino il legislatore, attraverso la ratifica di un numero smisurato di eccezioni, sembra avere piegato la propria congenita rigorosità al servizio della storia e della bellezza. Leggi, in qualche caso anche bizzarre, che dai tempi dei monaci benedettini hanno contribuito a preservare l’unicità di un territorio destinato a un estremo frazionamento dalla legge napoleonica sull’equa spartizione ereditaria tra gli eredi legittimi; una parcellizzazione che si riflette sia sulle unità poderali, sia sui proprietari terrieri. Tra gli esempi eclatanti potremmo citare i 20 proprietari che si spartiscono i 12,90 ettari dello Chambertin o i 74 proprietari che si spartiscono i 50,97 ettari del Clos de Vougeot. Eppure esistono, seppur episodiche, porzioni di vigneto a cui il legislatore ha attribuito un’autonomia identitaria (nome e confini), che si sono conservate in unico asse ereditario o che, nello scorrere del tempo, si sono riunite nel carnet di un solo demanio. In questi casi straordinari si parla di “monopole”: vigne (dette climat), o più spesso parti di esse (parcelle dette lieux-Dits), sovente protette e accentate dai “Clos”, i muretti a secco edificati al fine di proteggerne il Genius Loci.
Nella legislazione borgognona il monopolio è un diritto che non garantisce alcun rango gerarchico, ma consente di rivendicare in etichetta il proprio stato di esclusività.
ALCUNI TERMINI DA CONOSCERE*:
LIEU-DIT (plurale lieux-dits): unità poderale prima. Letteralmente luogo detto, assimilabile all’accezione pragmatica del latinismo “genius loci”. Si tratta di una parcella censita al catasto e pertanto con un nome e confini determinati. Può concorrere insieme ad altri lieux-dits confinanti alla creazione di un climat.
CLIMAT: vigna con nome e confini specifici, dalla quale nasce un vino con caratteristiche peculiari. Può essere composta da un solo o più lieux-dits, che possono comunque comparire in etichetta assieme a quello del climat di appartenenza in veste di sous-climat. E’ un termine utilizzato solo per Premier Crus e Grand Crus. Per i ranghi regionali o comunali (Village) si trova in etichetta il nome del lieu-dit.
MONOPOLE: vigna di proprietà di un unico domaine. E’ un concetto riferito alla proprietà fondiaria e non al vino che ne scaturisce. Da una vigna in “monopole” - come sottolinea Armando Castagno* nel suo indispensabile “Le Vigne della Côte d’Or” - possono nascere infatti più etichette, come nel caso in cui il proprietario del fondo (l’unico che può etichettare il proprio vino indicando la dicitura “monopole”) venda parte delle uve o del vino della vigna in questione a un altro produttore.
CLOS: deriva dal latino “clausum”, chiuso. E’ una vigna, lieu-dit o climat, che è stata o è ancora protetta da mura almeno per tre lati su quattro. I Clos hanno sempre origine antica e molto spesso sono stati eretti dai monaci.
Tre luccicanti monopole incontrati nel calice di recente: