NO CODE: IL VINO, ISTRUZIONI PER L'USO

NO CODE: IL VINO, ISTRUZIONI PER L'USO

La commissione europea, legiferando in tema di sicurezza alimentare ha posto, tra gli obiettivi del suo sforzo, di omogeneizzare la normativa, la specificazione degli ingredienti e la menzione dei valori nutrizionali sulle etichette delle bevande alcoliche commercializzate .

La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti
ha espresso un' opinione negativa, adducendo le stesse ragioni individuate dalla Confederazione Europea Vignaioli Indipendenti. Rivendicando così la specificità del vino rispetto alle altre produzioni, perlopiù industriali e focalizzandosi su due questioni impresse sulla carne viva o meglio sulla schiena dei vignaioli: l'aggravio dei costi di gestione dovuti alla necessità di analizzare ogni singola etichetta per ogni vendemmia e l'appesantimento burocratico.

Parzialmente inespressi i timori sulla maturità del consumatore di fronte alla concreta esplicitazione del valore calorico del vino.

Comprendiamo le preminenti ragioni economiche che sottendono il parere negativo della FIVI alla nuova normativa europea in tema di etichette alimentari.
Ci sarebbe piaciuta però una maggiore proposizione e non solo una semplice interdizione, giacché la direzione del legislatore ci sembra la stessa auspicata da tanti vignaioli.
In altri termini la ratio della legge, per quanto possa essere influenzata da gruppi di pressione legati a realtà più "industriali", è indirizzata ad assecondare le esigenze di maggior trasparenza.

Può essere  un costo  insostenibile fare un esame per ogni etichetta di cui l'artigiano produce solo poche migliaia di bottiglie, ma allora, perché non premere sul ministero competente affinché contribuisca per garantire il servizio al consumatore ?
Oppure perché non consorziarsi per avere un potere contrattuale diverso con le strutture preposte alle analisi? 
Oppure ancora perché non proporre il metodo del controllo a random ad opera di autorità competenti prevedendo al contempo un sistema adeguato di sanzioni?


Noi consumatori non comprendiamo appieno i motivi per cui non si possa cogliere l'occasione per contribuire a regole che potrebbero mettere fuori gioco i furbetti siano essi piccoli o grandi.
L'iniziale investimento potrebbe infine avere un ritorno presso un bevitore in crescita:
quello piu'  consapevole.


Le dissertazioni sull'opportunità di indicare le calorie distogliendoci dal desiderio di trasparenza del consumatore più maturo, ci ricordano tanto le discussioni attorno al tavolo del Subbuteo.
Il Subbuteo, già... ve lo ricordate?