NO CODE: L’OUTSIDER , una nuova rubrica di bollicine.

NO CODE: L’OUTSIDER , una nuova rubrica di bollicine.
Essere a metà strada tra gli uomini ordinari
e quelli veramente eletti
è la dannazione degli outsider’
(Nicola Lagioia)
 
Se altri sistemi solari sembrano oggi possibili, cosa unisce apparentemente nuovi universi di vita alla visione del mondo del vino e alla sua percezione sensoriale?

Nulla probabilmente, se non forse una chiave di lettura diversa, che permette di trovare ispirazione dall’irregolarità e di poter considerare così anche il “lato oscuro della luna”.

Più semplicemente è il desiderio di raccontare la sensazione che percepisco, in sessioni d’assaggio con l’etichetta coperta, quando mi imbatto in vini inaspettati e/o difformi da giudizi convenzionali, a prescindere da chi li produce, dalla denominazione di appartenenza, dalla loro tipologia o dal protocollo di vinificazione.

Come dei veri e propri outsider, in apparenza ruotano su altre orbite, magari invisibili alle prime battute, ma poiché non imbrigliati da stereotipi codificati sono in grado di muoversi e svelarsi lentamente: sono vini che tengono duro fino alla fine e che risolvono la propria battaglia interiore in sorprendenti sintesi tra la qualità assoluta dell’eccellenza razionale e l’emozionalità più sincera del coup de coeur.

Spostandoci nel sociale, questi vini sono come individui capaci di vedere “troppo e troppo lontano”, abbastanza sensibili da rendersi conto che la vita non è ciò che appare… gli outsiders riescono con coraggio a trasformare la propria vita in una tormentata avventura dello spirito, ma sono pochi quelli che la società coeva non distrugge e che riescono a sottrarsi dalla rovina finale.

Viviamo del resto in un’epoca che annienta con subdolo profitto ogni principio di non conformità alle regole. Non serve viaggiare in mare aperto per capirlo, è sufficiente farlo a pelo d’acqua, nell’universo dell’informazione multimediale, per trovare conferma di come ogni forma di irregolarità venga filtrata da codici: la spettacolarità fine a se stessa o il bieco conformismo, che ne distruggono il messaggio più intimo. Così spesso il passaggio da una vocazione autentica in fenomeno da baraccone è molto labile e sottile: basta abbassare un attimo la guardia e il gioco è fatto!

Per non cadere nella tentazione da fiera delle vanità, Colin Wilson* ci suggerisce di girarsi e guardare dall’altra parte per comprendere il senso vero della bellezza; basta avere la forza di fare della nostra vita un profondo esperimento spirituale alla stregua dei mistici e dei santi del passato, oppure come riesce a fare l’outsider, né dormiente né totale risvegliato, in quanto è l’unico soggetto ‘consapevole di essere malato in una società che ignora di esserlo’.

Curiosamente anche in degustazione ci imbattiamo in intrusi e outsiders, letteralmente soggetti illeciti e fuori schema. Ma se i primi necessitano, come il movimento diagonale dell’alfiere nello scacchiere, a rompere gli equilibri del gioco - a volte per mera provocazione ludica o all’opposto per assonanze elettive - i secondi, gli outsiders, sono sempre difficilmente prevedibili ed il loro coraggio è sottilmente palpabile all’interno del gruppo. Così in degustazione, istante dopo istante, è sempre la prova del bicchiere a distinguere gli outsider dal resto dei concorrenti; come dei veri ‘ciclisti gregari in fuga’.

Calice alla mano dunque per la prima bollicina: il Franciacorta Brut-nature dell’Az. Ag. Facchetti

CLICCA QUI PER LEGGERE LA RECENSIONE DEL PRIMO OUTSIDER

(Ispirato e liberamente tratto dall’articolo ‘Né santi né peccatori siamo tutti outsider’ di Nicola Lagioia uscito su Repubblica il 20.06.2016)

Note*
The Outsider è un importante classico ‘underground’ del Novecento che Colin Wilson ha concepito nel Natale del 1954 - a soli ventitré anni – terminandolo nel 1956. E’ stato tradotto in trenta lingue. In Italia è stato pubblicato due anni dopo da Lerici con il titolo Lo Straniero, in quanto l’etimologia del termine outsider era all’epoca del tutto sconosciuta nel nostro paese.
Si tratta di un saggio letterario capolavoro, che indaga con passione nelle biografie di filosofi, scrittori ed artisti del calibro di Sarte ed Eliot, Hemingway e Dostoyevskj, Nietzsche e Van Gogh… offrendoci nuove chiavi di lettura verso il problema in cui questi si erano scontrati: l’alienazione sociale. Il tentativo dell’autore inglese è di offrire un modello di conoscenza e libertà scalfendo al contempo un mistero atavico, quanto ancestrale, dell’umanesimo: qual è il nostro vero io?
(Fonti: Wikipedia)