NO CODE: LA ROMAGNA? A TE DEG ME!
di LUCIO FOSSATI - 10 ottobre 2016
"A te deg me"
Quando il battibecco si fa duro il romagnolo inizia a giocare e sguaina la sentenza tignosamente custodita nell'animo schivo.
Ma per quanto un altro italiano intenda "te lo dico io" come prolusivo ad una successiva affermazione o rafforzativo di una precedente esplicazione, il romagnolo lo utilizza per certificare la propria negazione o la propria contraddizione della tesi principale. Ogni qual volta un individuo ebbro di vino o di passione si scrolla la naturale ritrosia di queste terre e confessa una propria visione eccentrica o un sogno possibile, innesca nei vicini il piacere del contraddittorio.
Un contraddittorio che non mira ad una sintesi, non cerca solo una supremazia dialettica o una captatio benevolentiae sugli astanti come potrebbe accadere nelle discussioni da osteria in altre regioni.
IL DESIDERIO IRRESISTIBILE DEL ROMAGNOLO È ATTERRARE IL SOGNO.
La valenza eversiva ed emancipante del bagno di umiltà che un tempo investiva il rappresentante di un potere costituito od un semplice "patacca" nella quotidianità, acquista un effetto reazionario ed omologante e colpisce molto spesso idee e persone nuove.
LA DEFINIZIONE PER CONTRAPPOSIZIONE È SOSTANZA DELL'ESSERE ROMAGNOLO.
Fin dall'etimo Romandiola (piccola Romania) compare per la prima volta nei documenti del settimo secolo per indicare quella porzione di Gallia Cispadana non ancora soggetta a legge Longobarda, ma retta a diritto romano dall' esarcato bizantino di Ravenna.
Il termine "Romania" era stato usato un secolo prima per designare il territorio dell'Italia settentrionale e centrale non ancora conquistata dai barbari ed indicava una zona molto più vasta dell attuale Romagna. Il permanere del controllo romano ad opera dei funzionari papali ha conservato una gerarchia sociale imperniata sulla nobiltà ecclesiastica proprietaria di latifondo, mentre negli altri territori del nord e del centro Italia lo sviluppo della borghesia artigiana e commerciale ha dinamizzato le strutture di potere.
GIÀ DA ALLORA LA ROMAGNA ERA IL SUD DEL NORD.
E proprio come in altre regioni del Sud la peggior offesa è "te' tci bec", perché in una società profondamente maschilista la "colpa individuale " d'inettitudine virile assurge a fonte di allarme sociale per assenza di controllo sulla propria famiglia.
Un altro esempio della contraddizione romagnola: Rimini. Se chiedete all'estero della Romagna vi sentirete associare alla Romania o tutt'al più al circondario riminese.
Questo perché Rimini è stato un modello turistico su scala planetaria: sole sabbia e sesso a buon mercato. L'altra Romagna è scomparsa nel cono d'ombra, anche se per dirne una tra tante Ravenna è stata 3 volte capitale e ha 6 siti UNESCO con i suoi monumenti paleocristiani.
Io penso che due qualità fondamentali del carattere romagnolo, quali la capacità reattiva e la tigna, abbiano permesso di prosperare sulle macerie dell'ultima guerra e sulle terre riconquistate dalla bonifica, ma divengono un limite nella progettazione di un futuro condiviso.
Per spiegarmi azzarderei il paragone calcistico accostando gli argentini ai romagnoli.
Tra le altre qualità (come per i romagnoli) spiccano negli argentini tigna e capacità reattiva. Ciò si traduce in un gioco fondato sul controllo dell'avversario e sull'opportunismo nello sfruttare le debolezze altrui. Non c'è una volontà di affermare una propria visione del gioco ed arrivare alla vittoria tramite la sua affermazione. C'è una capacità di adattamento all'avversario ed alle condizioni per raggiungere il proprio scopo.
In economia questo atteggiamento mentale diviene una risorsa quando si esce da una situazione difficile, ma diventa un limite quando si deve costruire insieme il futuro. L'avere una propria verità (una per ogni romagnolo) sulla piadina, sui cappelletti, sui confini della Romagna o sulle sottozone di produzione del vino è una ricchezza ma è anche un limite nella possibilità di comunicarla.
L'avere disciplinari generosi permette all'universalità di rispettarli ma impedisce al consumatore di cogliere le caratteristiche identitarie. Il seguire le tendenze anziché anticiparle mette in comunicazione con un pubblico ancora largo ma certo in diminuzione e soprattutto infedele.
Il farsi condizionare dalle esigenze di estrema economicità dei consumatori e degli operatori locali permette una presenza importante nel territorio ma limita l'accesso a zone più ricche e diffidenti verso prodotti più economici.
FORSE LA ROMAGNA AVREBBE BISOGNO DI LIBERARE IL SOGNO ALTRUI MA FORSE ANCORA DI PIÙ AVREBBE BISOGNO DI SOGNARE COLLETTIVAMENTE.