PRIORATO, GRANDI VINI DI UNA SPAGNA POCO CONOSCIUTA
di VITALIANO MARCHI - 08 ottobre 2017
Le origini del Priorato risalgono all’epoca romana, periodo in cui le splendide colline terrazzate di questa regione apparivano interamente ricoperte di vigneti. Un’epoca duratura e felice, destinata tuttavia a scontrarsi nell’ottavo secolo con il dominio arabo, durante il quale si è assistito al completo abbandono dei vigneti e al progressivo e vorace avanzamento di bosco e macchia mediterranea.
La risalita viticola di questo territorio ha una data precisa: il 1163 d.C., anno in cui viene fondato dai monaci Certosini il Monastero di Scala Dei, il cui Priore aveva potere assoluto sulla gestione dei terreni circostanti. Secoli di crescita, durante i quali la viticoltura riprende talmente vigore da diventare l’unica coltura regionale, almeno fino al devastante arrivo della fillossera del 1879.
Un nuovo colpo per la viticoltura regionale, che risponde a questa piaga con l’ennesimo abbandono di massa dei vigneti e aprendo le porte a varietà più produttive e vigorose, tra cui il carignano, che velocemente surclassa la tradizionale garnacha. Le produzioni si fanno via via più diluite e meno interessanti.
L’ultima riscossa qualitativa giunge nel 1974 con il riconoscimento della DOCa (Denominacion de Origen Calificada), che anticipa l’arrivo dal Rodano di quello che è considerato il padre del Priorato moderno: René Barbier.
Monsieur René, con il contributo di un piccolo gruppo di imprenditori locali, tra i quali Carlos Pastrana, José Luis Pérez, Alvaro Palacios e Daphné Glorian, contribuisce in modo determinante a risollevare un territorio compassato e povero di infrastrutture, riportando alla luce vigneti abbandonati e vitigni antichi, ma anche innestandone di nuovi, per cominciare a produrre vini moderni e di grande bevibilità, proprio come li conosciamo ora.
I terreni del Priorato sono resi unici dalla ricorrente presenza della cosiddetta “Llicorella”, una particolare roccia metamorfica di origine vulcanica appartenente alle ardesie, ricca di quarzo e argilla nera. Un suolo che conferisce ai vini un timbro spiccatamente minerale e riconoscibile.
Il clima del Priorato è caldo e arido. Condizioni estreme contrastate parzialmente dalla capacità assorbente del terreno e dal delta termico tra giorno e notte, accentuato da un’altitudine media dei vigneti che si aggira sui 300m/slm.
Quello che segue è il racconto di una degustazione sul Priorato organizzata dall’amico Edoardo Duccio Armenio, appassionato degustatore col grande merito di riuscire ad allestire sessioni di assaggi con flaconi rari e preziosi. Nel caso specifico, oltre alle qualità oggettive, i vini recensiti hanno evidenziato anche spiccate doti di scorrevolezza e bevibilità, cosa tutt’altro che scontata per una tipologia sempre generosa nel contributo alcolico. Anche i vini che ad un primo approccio potevano sembrare particolarmente maturi ed evoluti, si sono smarcati per sapore, persistenza e godibilità.
*FOTO DI COPERTINA: http://www.prioratenoturisme.com Una guida sicura per chi vuole conoscere maggiormente il Priorato.