SPECIALE CHIANTI CLASSICO 2014: L’ANNO DELLA “GRAN SELEZIONE”

SPECIALE CHIANTI CLASSICO 2014: L’ANNO DELLA “GRAN SELEZIONE”
Archiviata una vendemmia alquanto singhiozzante e la consueta processione editoriale delle guide di settore, eccoci pronti per le feste natalizie e per l’arrivo del nuovo anno, che noi di Enocode accogliamo con l’atteso speciale sul Chianti Classico.

Un approfondimento che sintetizza il lavoro iniziato a febbraio alla stazione Leopolda di Firenze, in occasione di “Chianti Classico Collection 2014”, l’anteprima della denominazione che ogni anno permette di svolgere una valutazione pressoché esaustiva sullo stato di salute del “Gallo Nero”. In questa sede è nata la selezione delle quindici aziende protagoniste del presente speciale, scelte sulla base di un primo responso del bicchiere e con l’intento di rappresentare il più possibile i diversi territori di un comprensorio che continuo a giudicare, nelle sue variopinte sfumature, il rifugio più accogliente e sicuro per la sinuosità del sangiovese.

IL PUNTO SULLA DENOMINAZIONE E LA “GRAN SELEZIONE”

L’anno che volge al termine sarà ricordato per l’esordio sul mercato della “Gran Selezione”, la nuova tipologia che va a collocarsi all’apice della piramide qualitativa della DOCG, al di sopra di “Chianti Classico” e di “Chianti Classico Riserva”, creando di fatto un nuovo assetto per la denominazione di origine.

L’obiettivo della “Gran Selezione” è sia quello di apportare un’ulteriore spinta propulsiva a una denominazione in costante ripresa, sia quello di provare ad affiancare, se non surclassare, i cosiddetti “Supertuscan” (o “Supersangiovese” del calibro di Flaccianello, Percarlo, Cepparello, ecc…) che, pur non rivendicando la denominazione di origine, nell’immaginario collettivo rappresentano la vera leadership qualitativa del comprensorio. Una stortura, quest’ultima, unica nel panorama delle principali denominazioni di origine nazionali, nata (in molto casi) dal peccato originale di un disciplinare che fino alle modifiche del 2002 non prevedeva la possibilità di utilizzare il 100% di uve sangiovese.

Scendendo nel dettaglio delle ultime modifiche apportate al disciplinare, approvate nel corso del 2013, si nota come l’ossatura della nuova tipologia sia articolata essenzialmente su tre punti:
  • Rispetto al “Chianti Classico” e al “Chianti Classico Riserva”, la “Gran Selezione” deve essere ottenuta esclusivamente dalla vinificazione di uve prodotte in vigneti condotti dall’azienda imbottigliatrice, anche se imbottigliati da terzi per conto della stessa.
  • L’invecchiamento minimo previsto per i Chianti Classico “Gran Selezione” prevede un saldo aggiuntivo di sei mesi rispetto ai ventiquattro previsti per la tipologia “Riserva”, con una sosta di almeno tre mesi in bottiglia.
  • Il titolo alcolometrico volumico totale deve essere minimo 13,00 % (12,50 % per la “Riserva”) e l’estratto non riduttore deve essere minimo 26,0 g/l (25,0 g/l per la Tipologia “Riserva”).
Tre condizioni, quelle sopracitate, che riflettono la ferma volontà di creare un “Chianti Classico” più solido e consapevole, inserendo, per la prima volta nella legislazione vitivinicola italiana, una tipologia di vino posta al vertice della piramide qualitativa di una denominazione, ma che tuttavia non risolvono alcune criticità che allo stato attuale rimangono irrisolte. Su tutte riporto la mancanza di una norma che imponga alla neonata tipologia e alla versione “Riserva” di essere il frutto di una scelta vendemmiale. Questa avrebbe fugato ogni dubbio sulla nobiltà d’origine delle due tipologie che guidano la denominazione, stringendo il loro legame con il territorio e salvaguardandole da eventuali tentazioni di natura commerciale e scelte di cantina svolte a posteriori. In secondo luogo riporto la probabile difficoltà di lettura di questo nuovo assetto della denominazione al di fuori dei confini nazionali (per essere ottimisti), dove il Chianti Classico, inteso come territorio e denominazione, viene spesso sovrapposto e confuso con il più generico Chianti. Raramente, nella mia esperienza, ho notato che una maggiore chiarezza arriva dall’aggiungere qualcosa, semmai dal processo inverso. Vedremo.

L’ANDAMENTO CLIMATICO DELLE ANNATE RECENSITE (2012 – 2011 – 2010)

Incrociando i dati raccolti a campione durante le varie incursioni in loco, ho provato a delineare un quadro delle ultime annate che si sono succedute in Chianti Classico. Un resoconto non semplice, reso più complicato dall’ampiezza di una denominazione che conta oltre 7.000 ettari vitati, spalmati su una superficie che supera i 70.000 ettari. Ciò nonostante il racconto che ne esce è sufficientemente esaustivo per capire come il comparto produttivo, nelle ultime annate, sia stato messo a dura prova da andamenti climatici quantomeno bizzarri e premiato laddove la sensibilità dell’interpretazione ha vinto sull’imprevedibilità. Un ringraziamento speciale va a Ruggero Mazzilli, agronomo e responsabile della “stazione sperimentale per la viticoltura sostenibile” con sede a Panzano in Chianti, il cui contributo per le righe che seguono è stato prezioso.

L’annata 2012 si è contraddistinta per un inverno freddo e piovoso, culminato a febbraio con abbondanti e insolite nevicate anche nell’area meridionale della denominazione. La primavera, proseguita all’insegna della piovosità e di una luce limitata, ha contribuito a inibire il risveglio delle piante. La stagione estiva, a partire dalla seconda decade di giugno, ha portato una netta inversione di rotta, con temperature al di sopra delle medie stagionali e una totale assenza di piogge, protrattasi in alcune aree anche per novanta giorni consecutivi. Una situazione di stress idrico che nelle zone più calde ha indotto le piante a bloccare il proprio sistema linfatico. Fortunatamente, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, l’arrivo di alcune perturbazioni hanno riportato la situazione in equilibrio e stimolato la ripartenza del processo di maturazione. La vendemmia è stata comunque anticipata e il tenore zuccherino nell’uva elevato. Nel calice si tratta di un’annata non semplice, eterogenea, che richiede una valutazione caso per caso e che alterna vini più scorrevoli e solari a vini più contratti e meno godibili.

L’annata 2011 ha segnato un netto contrasto tra un inverno lungo e freddo e una primavera molto calda, con temperature che per tutto il mese di aprile si sono mantenute al di sopra della media del periodo. Qualche piccolo temporale ha anticipato i tre mesi estivi, che sono trascorsi all’insegna del bel tempo e senza particolari squilibri per le piante. Purtroppo, a partire da ferragosto, si è registrata un’ondata eccezionale di caldo torrido, in cui il delta termico tra giorno e notte si è praticamente azzerato. Una condizione stressante che, nei casi più gravi, ha spinto la vite a richiamare le riserve dal grappolo con conseguente sofferenza e appassimento di quest’ultimo. Settembre non ha riservato piacevoli sorprese e la vendemmia è partita con un notevole anticipo e un grado zuccherino raramente compensato dalle altre componenti fenoliche. Se con l’annata 2012 risulta doveroso muoversi in punta di piedi, con l’annata 2011 diventa indispensabile accendere anche i fari. Questo perché non tutto è da cestinare e sarebbe un errore perdersi alcuni vini che hanno dimostrato una qualità d’esecuzione memorabile e che permetterà loro di regalare emozioni a lungo.

L’annata 2010 - l’ultima che molti produttori ricordano senza digrignare i denti – è stata inaugurata da un epilogo invernale piovoso (nell’area meridionale anche il doppio della media degli ultimi dieci anni), a cui è seguito una primavera fresca e umida, cosa che ha permesso al terreno di incamerare le giuste riserve idriche necessarie a contrastare la calura che ha caratterizzato tutto il mese di luglio. Agosto, trascorso all’insegna del bel tempo con qualche debole perturbazione, non ha causato particolari problemi, mentre settembre ha segnato una positiva escursione termica tra giorno e notte. La vendemmia, preceduta nell’area settentrionale da qualche lieve grandinata, si è svolta in epoca mediamente tardiva, con gli acini che hanno dimostrato di possedere un’ottima dotazione polifenolica e un buon livello zuccherino. Si tratta di un’annata che premia le zone più vocate e meglio esposte, in cui chi ha saputo selezionare correttamente la materia prima ha ottenuto vini di profondità e tensione. Vini che sanno esprimere la verticalità del sangiovese unitamente a un dettaglio aromatico e a una precisione strutturale invidiabile.  

LE RECENSIONI DEI VINI

CHIANTI CLASSICO 2011 BADIA A COLTIBUONO (GAIOLE IN CHIANTI) 91+/100
Un Chianti Classico così vorrei fosse custodito come lo è il "metro" a Sévres. Un sangiovese puro e leggiadro, seducente, che parte lento prima di intraprendere una crescita inarrestabile, tutto all'insegna di precisione ed eleganza. Petali di rosa, liquirizia e piccoli frutti rossi croccanti, lasciano spazio a un velo di mineralità salina e a un vortice di sensazioni varietali. La bocca è sottile ma non certo esile, succosa ed energica, ritmata da un contrasto acido-tannico vivo e disegnato al compasso. L'allungo salino e la capacità di resistere all'ossigeno dichiarano le sue potenzialità evolutive. Al pari delle migliori versioni di sempre.

A un’incollatura il CHIANTI CLASSICO RISERVA 2009 (91/100), un vino che sta uscendo lentamente da una fase di chiusura riduttiva e che credo crescerà notevolmente. Per il momento si propone austero e poco concessivo, con un quadro olfattivo che gioca sui fiori bianchi del mandorlo, la peonia e la gelatina di ciliegia. Un vino che chiede ancora tempo anche per archiviare completamente i segni dell’affinamento. La bocca è perfettamente delineata, sia in ingresso, sia in allungo, dove il vino ha sapore e disegno magistrale. Un vino che danza sulle punte offrendo una sensazione di stabilità inappuntabile. Chiude dichiarando la sua futura e inesorabile ascesa.
 
CHIANTI CLASSICO 2011 ISOLE & OLENA (BARBERINO VAL D’ELSA) 88+/100
Quello che amo dei vini di Paolo e Luca De Marchi è che non fanno nulla per accattivarsi il degustatore, sono semplicemente sinceri e fedeli a se stessi. Vini che non cercano scorciatoie riflettendo territorio e annata con una trasparenza encomiabile. Quest’anno il loro CHIANTI CLASSICO 2011 si colloca con pieno diritto ai vertici della tipologia. Un vino dal consueto profilo olfattivo scuro e austero, che al palato rivela grande sicurezza e precisione. E' materico e agile, solido e succoso, con un allungo che segue la strada tracciata dall'ingente e ricorrente sapidità. Qualcosa di più di un "piccolo" Cepparello.

Meno appassionante, a mio avviso, il CEPPARELLO 2010 (89/100), che si presenta in una versione più elegante che potente, in piena coerenza con l’annata. Tuttavia, nonostante una buona agilità e un discreto apporto di succo, quest’edizione sembra scontrarsi con qualche sbavatura tannica, un deficit enfatizzato anche dall’incidenza di alcool e rovere. L’ossigenazione lo spinge verso qualche sfumatura verdognola.
 
CHIANTI CLASSICO 2011 VECCHIE TERRE DI MONTEFILI (PANZANO) 88/100
Quasi 17 ettari nell’estremità nord-ovest di Panzano, di cui 10 vitati, sono il regno di Vecchie Terre di Montefili, una delle prime realtà che ha rimarcato, attraverso i propri vini, l’unicità di questo settore di Chianti Classico. Vini che offrono potenza e profondità, porgendo raramente il fianco al calore che investe più facilmente la Conca d’Oro e il versante sud. Luminosa la terna di vini presentata quest’anno, a partire dal CHIANTI CLASSICO 2011, un vino che incarna al meglio lo stile di Panzano con una punta di fascino nostalgico firmato Vecchie Terre. La bocca, potente e precisa, permette di sorvolare su qualche inibizione olfattiva.

Il CHIANTI CLASSICO RISERVA 2010 (92/100) è uno dei migliori vini dell’intero speciale, un sangiovese che continua il racconto del territorio e del vitigno iniziato dal vino precedente, ma con maggiore precisione. Il naso, pulito e ampio, propone note di tabacco biondo, cuoio, liquirizia e violetta. Il frutto è integro e scuro. La bocca ha un ingresso preciso e una spina dorsale solidissima. E’ polputo ma al contempo reso verticale dalle ingenti componenti acido-sapide. Il tannino è di spessore e dal disegno definito. Un sangiovese da mettere subito in cantina, che riesce a mettere in secondo piano anche la buona prova dell’ANFITEATRO 2009 (89/100), un vino di potenza ma anche slancio succoso, rallentato purtroppo da qualche sbavatura olfattiva di troppo.

CHIANTI CLASSICO 2012 CASTELLARE DI CASTELLINA (CASTELLINA IN CHIANTI) 87+/100
Negli ultimi anni Castellare è ritornata ai vertici qualitativi della denominazione, raggiungendo e insediandosi stabilmente nel gruppo di aziende che guidano la volata del Chianti Classico. Tutti i vini proposti hanno dimostrato anche quest’anno un livello eccellente, a partire dal CHIANTI CLASSICO 2012, che per il secondo anno consecutivo si presenta con una veste leggera e scattante, aggiungendo alla consueta solidità del frutto una maggiore propensione alla dinamica e al dettaglio. L'ingresso al palato evidenzia una struttura precisa e in equilibrio. Si allunga con grande succosità, chiudendo lungo e convincente.

Vicinissime nello stile e nel punteggio le due RISERVE, mai così sovrapponibili, con IL POGGIALE (90/100) che sembra godere di una maggiore armonia e che per questo motivo ho voluto premiare con un mezzo punto in più. Un vino che si presenta all’insegna della definizione e del sapore, con una qualità della materia e una precisione estrattiva che potrebbero anche farlo crescere. Ma se Il Poggiale raggiunge la soglia dell’eccellenza, I SODI DI S.NICCOLO’ 2009 (92/100) la superano agilmente, apportando alla precisione esecutiva del vino precedente un saldo aggiuntivo di eleganza e imprevedibilità. Una grande versione di sangiovese che evoca alla mente le grandi versioni (seppur più muscolari) del 1998 e del 1986.

CHIANTI CLASSICO 2009 CASTELLO DI CACCHIANO (GAIOLE IN CHIANTI) 87+/100
Non ho mai nascosto la stima che nutro per quest’azienda e per i vini che riesce a regalare. Vini che, anche senza la costanza che vorrei, nelle migliori versioni sanno emozionarmi e conquistarmi come pochi altri. Il CHIANTI CLASSICO 2009 è come nella passata edizione un vino che sa fondere la sinuosità del sangiovese alla tenacia del territorio di Monti in Chianti. Un vino il cui naso spazia dal catrame alla pera rossa, dal pepe nero alla rosa, con una mineralità cretosa in sottofondo che accompagna anche tutto lo sviluppo gustativo. La struttura è elegante e vigorosa, caratterizzata da un buon allungo succoso e una chiusura calorica che avvolge la componente tannica. Meglio a partire dalla prossima primavera.

Alla luce della prova meravigliosa dell’edizione dello scorso anno (il millesimo in questione era il 2006), il CHIANTI CLASSICO RISERVA 2007 (87/100) non fa altro che aumentare le aspettative per la versione del 2008. Il vino nel calice, infatti, sembra avere subito il calore del millesimo di provenienza, sia al naso, sia al palato, dove la maturità dei toni sono il preludio a una struttura ancora parecchio contratta. Un sangiovese comunque orgoglioso e sincero. Il vetro anche in questo caso aiuterà la distensione. 
 
CHIANTI CLASSICO 2012 CASTELLO DI MONSANTO (BARBERINO VAL D’ELSA) 87+/100
Dal lontano 1962 Fabrizio Bianchi continua a rimanere saldamente alla guida di Monsanto, mantenendo alto il nome di una delle realtà più storiche e intraprendenti dell’intero Chianti Classico. Al suo fianco lavorano oramai da anni la figlia Laura e Andrea Giovannini, enologo e agronomo aziendale. Anche quest’anno i vini proposti sono tutti di notevole livello, a partire dal CHIANTI CLASSICO 2012, che si presenta in una versione più spensierata e scorrevole rispetto agli standard dell'etichetta. Piccoli frutti rossi e zenzero affiancano i tratti varietali e ne contengono il solito lato più scuro. La bocca è piacevolmente risolta e slanciata, con un acidità viva e un tannino appena puntellato. Cresce con il passare delle ore esaltando il proprio lato gastronomico.

Riuscita, almeno quanto la precedente, la versione 2010 del CHIANTI CLASSICO RISERVA (90/100), che al naso contrappone note scure e catramose a tocchi agrumati e minerali. Al palato ha ingresso di buona precisione e tanto sapore. Chiude con viva mineralità e tannino appena “gommato”. Completa la felice terna aziendale una versione splendida e da leggere in prospettiva del CHIANTI CLASSICO RISERVA IL POGGIO 2009 (91/100). Un vino che ora presenta una struttura calda, energica e vibrante, dalla mineralità strabordante che si lega, in chiusura, a una tannicità vera e di grande avvenire.

CHIANTI CLASSICO 2010 CASTELLO DI BOSSI (CASTELNUOVO BERARDENGA) 87/100
La famiglia Bacci è impegnata in Toscana su più fronti, ma è qui a Castelnuovo Berardenga che penso stia ottenendo le maggiori soddisfazioni ed è qui che credo debba concentrare le proprie risorse per continuare a creare sangiovese come quelli che sto assaggiando. Si tratta di vini territoriali e di personalità, proprio come il CHIANTI CLASSICO che ho nel calice, un vino che riporta dritti nei vigneti aziendali, con un apporto varietale delicatamente rustico e l’immancabile mineralità calda. La bocca mostra un ingresso preciso e un allungo piacevolmente succoso. Con l’aria si evidenzia una parte più “geraniosa” che cresce con il passare delle ore.

Se il Chianti Classico è convincente, il CHIANTI CLASSICO RISERVA BERARDO 2009 (89+/100) lo è ancora di più. Ha naso leggero e profumato, in cui spiccano la violetta e la genziana, i sali da bagno e una vena minerale calda in sottofondo. Al palato si muove all'insegna della finezza e della precisione. Un vino veramente composto, ma tutt'altro che dimesso o passivo. Ha succo e disegno strutturale preciso. Si contrae solo sul finale, ma il tempo sarà per lui un giudice clemente.
 
 
CHIANTI CLASSICO 2011 FELSINA (CASTELNUOVO BERARDENGA) 87/100
La famiglia Poggiali, con il fondamentale supporto di Giuseppe Mazzocolin, ha spinto Felsina tra le più importanti aziende nazionali (e oltre). Un successo che travalica i confini di una denominazione di cui è stata, e lo è tuttora, un'autorevole portavoce. L’intera gamma è ancora una volta di primissimo ordine, a partire dal CHIANTI CLASSICO 2011, un vino come sempre stabile e preciso, caratterizzato dalla consueta vitalità di Castelnuovo, alle prese in quest’edizione con un calore che ne inibisce parzialmente lo slancio. La tenuta a bottiglia aperta rende comunque fiduciosi.

Cenere, cuoio e una bella spinta sapida animano il CHIANTI CLASSICO RISERVA 2010 (89+/100), in una versione precisa e serena, ancora più convincente rispetto a quella dello scorso anno e veramente a un passo dall’eccellenza. Eccellenza che viene superata, invece, con nonchalance dalla scintillante versione 2010 del CHIANTI CLASSICO RISERVA RANCIA (92/100), in una delle migliori edizioni dell’ultimo decennio. Un vino in cui convivono magistralmente i tratti varietali e il DNA del Cru (leggi balsamicità ed erbe aromatiche) in una chiave di pura eleganza, con l’aggiunta di una bocca setosa e succosissima, punto di incontro magico tra sale e definizione tannica. Superiore anche alla rassicurante versione 2010 del FONTALLORO (91+/100), un vino solido, di sapore e territorio, generoso nel calore e appena meno reattivo al terzo giorno di apertura. Materico e potente, infine, il CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE COLONIA 2009 (90/100), un vino che palesa un approccio giocato sulla dolcezza del frutto e su una potenza di fuoco notevole.

CHIANTI CLASSICO 2010 ORMANNI (POGGIBONSI) 87/100
Un’azienda che affonda le radici molto lontano nel tempo e che negli ultimi anni sta dimostrando una maggiore spinta propulsiva attraverso vini di carattere e concretezza. Vini mai sopra le righe, che antepongono alla potenza fine a se stessa l’eleganza e un pizzico di austerità. Così si presenta anche il loro CHIANTI CLASSICO 2010, un vino che si apre con il passare dei minuti e delle ore, dimostrando di possedere un’ossatura salda e profonda. Ha succo ed energia, con il tempo saprà regalare anche maggiori dettagli.
Altrettanto concreto e profondo il CHIANTI CLASSICO RISERVA BORRO DEL DIAVOLO 2009 (88+/100), un vino dai lineamenti più scuri e dal rovere ancora da digerire che si esprime ora attraverso note di liquirizia, violetta e prugna, ma tutto all’insegna di una maggiore austerità. Al palato sfodera materia e vigore, con una vena acida che assicura verticalità. Non riesce tuttavia (almeno per il momento) a proporre una succosità coinvolgente, rimanendo in parte caratterizzato da uno sviluppo introspettivo. Il tempo, in questo caso più che mai, potrebbe regalare piacevoli sorprese. Restiamo connessi.
 
CHIANTI CLASSICO 2012 SAN GIUSTO A RENTENNANO (GAIOLE IN CHIANTI) 87/100
Se non si trattasse del vino in questione sarei meno propenso a scommettere su una sua positiva evoluzione, ma la storia di quest'etichetta ci suggerisce una capacità insolita di uscire egregiamente anche da situazioni più aggrovigliate rispetto a quella attuale. La struttura è salda e l'apporto minerale non manca, quindi concediamogli il giusto tempo e ancora una volta non credo ce ne pentiremo. 
 
Più in difficoltà, invece, il CHIANTI CLASSICO RISERVA LE BARONCOLE 2011 (88+/100), che dopo l’austera e seducente edizione dello scorso anno, si scontra con il calore dell’annata, portando in dote sia una maggiore solarità espressiva, sia una minore tensione e precisione strutturale. Vedremo se anche in questo caso il tempo riuscirà a smussarne parte degli spigoli, anche se il gap con il 2010 pare al momento incolmabile. Simile nel punteggio alla versione dello scorso anno, ma molto diverso nel carattere, è apparso il PERCARLO 2010 (90/100), un vino dalla bocca densa, carnosa e mascolina, concentrata su un contrasto acido-tannico di grande spessore, che il calore mantiene sul filo del rasoio. La mineralità “cretosa” che si percepisce al naso e la corrispondente sapidità gustativa lasciano speranzosi, anche se la monumentale versione del 2006 rimane lontana.
 
 
CHIANTI CLASSICO 2012 CINCIANO (POGGIBONSI) 86/100
Un’azienda che durante l’anteprima di Firenze è apparsa illuminata da una nuova e rinnovata luce e che anche in questa sessione di assaggi ha dimostrato di avere intrapreso un percorso più convincente. I prossimi anni ci diranno se si è trattato di un fuoco di paglia o se una nuova strada è stata definitivamente intrapresa. Il CHIANTI CLASSICO 2012, anche senza il dettaglio di chi lo precede in classifica, scorre e propone anche una discreta succosità. Ha beva spensierata e si lascia godere anche a grandi sorsi. Se portasse in dote anche una maggiore definizione tannica avrebbe scalato certamente qualche posizione.
“Esordio” più che positivo, invece, per il CHIANTI CLASSICO RISERVA 2011 (88+/100), che mostra una parte minerale che si lega saldamente a un frutto rosso deciso e a un carattere piacevolmente selvatico. La bocca ha un ingresso di buona precisione e un allungo nel complesso succoso e ritmato. La struttura è solida anche se si scompone sul finale denotando una tannicità scalpitante e un’estrazione che avrei preferito più composta. Il tempo lo aiuterà.
 
 
CHIANTI CLASSICO 2011 FATTORIA POGGERINO (RADDA IN CHIANTI) 86/100
La legge enoica per la quale non esisterebbero vini diversi dal loro artefice è pienamente rispettata alla Fattoria Poggerino. I vini di Piero Lanza, infatti, riflettono perfettamente il suo carattere pacato e discreto, signorile, ma anche determinato e tenace. Non fa eccezione il CHIANTI CLASSICO 2011, un sangiovese che vive di trasparenze, ma che possiede una struttura sostanziosa ed energica, a tratti scalpitante. Un vino che tiene salde le redini del territorio, alternando tuttavia note varietali (leggi mandorla e violetta) a note più calde e mediterranee (leggi oliva nera), quasi "rodaniane". Sono proprio quest'ultime a rallentarne la bocca, dove calore e tannino tendono a contrarre lo sviluppo.

Diverso il discorso per l’eccellente CHIANTI CLASSICO RISERVA BUGIALLA 2010 (90/100), un vino dall’impatto floreale e delicatamente fruttato, con buona mineralità in sottofondo e un rovere che non spaventa. La bocca esordisce in punta di piedi per poi riversare tutta la propria energia e il proprio sapore sul palato. La chiusura propone un vivo contrasto tra la vena acido-sapida e un tannino che ancora chiede tempo per divenire più mansueto. Chiude con una convincente ondata salina, dichiarando l’intenzione di crescere ancora notevolmente.
 
CHIANTI CLASSICO 2010 FONTODI (PANZANO - GREVE IN CHIANTI) 86/100
L’azienda Fontodi si trova a Panzano, nel cuore della Conca d’Oro. Qui, Giovanni Manetti, titolare dell’azienda e vice presidente del Consorzio del Chianti Classico, conduce una delle realtà più stimate e affidabili della denominazione. Dopo la superba prova dello scorso anno, i vini, provenienti dal millesimo 2010, fanno registrare un veniale calo di tensione. Si parte con il CHIANTI CLASSICO, un vino ricco e materico, dotato di una fruttuosità scura e profonda che tenta di limitare una pungenza alcolica esuberante. In bocca ha discreto succo e piacevole progressione, con una mole e una maturità della struttura che avrebbero gradito, a mio avviso, un saldo aggiuntivo di tensione.

Un punticino sotto la prova dello scorso anno, ma sempre tranquillamente sopra l’eccellenza il CHIANTI CLASSICO VIGNA DEL SORBO 2010 (90+/100), che da quest’anno uscirà sul mercato come “Gran Selezione” e non più come “Riserva”. Si tratta del solito vino di potenza e vigore, che si fa largo tra le papille gustative senza fare troppi complimenti. Le sue parole chiave sono sostanza e sapore, legate a una progressione gustativa dall’acceso contrasto acido-tannico. Regalerà emozioni a lungo. Qualche incertezza in più, invece, per il FLACCIANELLO DELLA PIEVE (89/100), che ripercorre, ovviamente con le dovute proporzioni, il limite presentato dal Chianti Classico. Quello che manca per renderlo eccellente è, in buona sostanza, la giusta tensione e un pizzico in più di dinamismo. Così la struttura, imponente e decisa come al solito, sembra fermarsi sul più bello. Vedremo nei prossimi mesi.
 
CHIANTI CLASSICO 2011 VOLPAIA (RADDA IN CHIANTI) 86/100
Il Castello di Volpaia della famiglia Stianti è uno dei più suggestivi borghi medioevali di tutto il Chianti Classico, fucina da quasi cinquant’anni di vini che uniscono magistralmente solidità a eleganza. Due principi che sono evidenti in tutta la linea aziendale e che solo nel vino di entrata si sacrificano alla ricerca di una maggiore compostezza. Il CHIANTI CLASSICO 2011 è un sangiovese ancora una volta in versione "politically correct", ma con una maggiore voglia rispetto alle ultime edizioni di lasciare un segnale impresso nella mente del suo interlocutore. Al palato scorre con buona precisione e piacevole succosità, esaltandosi nell’abbinamento gastronomico con portate classiche e mediamente strutturate della cucina toscana.
 
Per il CHIANTI CLASSICO RISERVA COLTASSALA 2010 (88/100) potrebbero invece essere spese le medesime parole dedicate alla versione precedente. Un vino in possesso di una bocca convincente e di una buona potenzialità evolutiva, che inciampa, tuttavia, contro un quadro olfattivo fuori fuoco. Un rammarico che cresce scendendo maggiormente nel dettaglio della prova al palato, dove il vino mostra precisione e calibro raffinato. L’allungo è materico ma disteso, dotato di buona succosità e tannicità saggiamente estratta. Con qualche mese di bottiglia crescerà.
 
CHIANTI CLASSICO 2011 I FABBRI (LAMOLE – GREVE IN CHIANTI) 85/100
Nel quadro dai colori tenui e pastello di Lamole (con i suoi tre settori: Lamole, Casole e Castellinuzza), l’agricola I Fabbri della famiglia Grassi ci regala vini che vivono di trasparenze ed eleganza. Concetti che ritroviamo già a partire dal CHIANTI CLASSICO LAMOLE 2011, un vino che nella sua vita non incontra il legno (si vinifica e affina solo in cemento) e che si muove leggero tra spezie e frutto chiaro, perdendosi solo in parte sul finale di bocca, dove il tannino stenta a trovare la giusta definizione.
 
Scende maggiormente in profondità, conservando sempre le immancabili doti di eleganza e leggerezza, il CHIANTI CLASSICO TERRA DI LAMOLE 2010 (87/100), un vino che al naso si apre lentamente trovando maggiori argomentazioni minuto dopo minuto.  Al palato dimostra di possedere una positiva precisione in ingresso e un allungo saporito. Il sale in chiusura contrasta un tannino appena puntellato che chiede ancora qualche mese di vetro. Chiude la terna aziendale l’ottimo CHIANTI CLASSICO RISERVA I FABBRI 2010 (88+/100), un sangiovese solare e sorridente, perfetto lettore del territorio di provenienza e in possesso di una bocca veramente apprezzabile. Scorrevole e disteso, nasconde un telaio in carbonio che sprigiona succo e verticalità. Crescerà ulteriormente con il passare dei mesi in bottiglia.