TRANSALCOLICO*, APPUNTI DI VINO TRA UNA TAVOLA IMBANDITA E L’ALTRA

TRANSALCOLICO*, APPUNTI DI VINO TRA UNA TAVOLA IMBANDITA E L’ALTRA
Il vocìo caldo e accogliente accompagna il disordine di una tavola imbandita, le bottiglie sfilano senza alcuna ansia da prestazione e il senso di appagamento viene scandito esclusivamente dalla mescita spontanea dei commensali. Nelle righe che seguono la storia di una cena tra amici ripercorsa attraverso quattro bottiglie luminose “vissute” come semplice compendio alle chiacchiere. Un Erbaluce di Caluso all’esordio, un Pinot Nero ed un Etna fuori da schemi (e denominazioni) e l’ultima edizione del Sangiovese di Gianfranco Soldera. Sintomo del tempo che passa, sempre più spesso mi rendo conto di anteporre la condivisione di bottiglie, con amici e companatico, alla solitaria degustazione seriale.



Pronti via e il giovane Gian Marco Viano dell’azienda Monte Maletto ha già avuto la benedizione di Fabio Rizzari e il sostegno commerciale di Christian Bucci, deus ex machina de Les Caves de Pyrene. Merito dei due vini di gran valore sfoderati all’esordio: un Carema (Battito del Maletto 2015), che non rivendica la denominazione di origine perché vinificato al di fuori dei confini previsti dal disciplinare, e l’Erbaluce di Caluso Vecchie Tonneau 2016 che, senza difficoltà, sancisco essere uno dei bianchi più apprezzati tra quelli bevuti negli ultimi tempi (e di vino ne è passato tra le fauci). La tiratura a dir poco limitata - settecentocinquanta bottiglie prodotte, ripeto s.e.t.t.e.c.e.n.t.o.c.i.n.q.u.a.n.t.a. - rappresenta l’unico limite per questo bianco che profuma di rosa e di selce. La sobria tannicità che deriva dal breve contatto con le bucce fa da contrappunto alla lunga scia salina. Un vino di sapore e lunghezza inebriante.



La prima volta che ho sentito il nome di Yann Durieux è stato nella primavera del 2016 e a pronunciarlo fu in quell’occasione Antonio Quari, centrocampista offensivo della squadra di Henry Frédéric Roch del celebre domaine Prieuré Roch. Eravamo, neanche a dirlo, al Bist’roch e tra una bottiglia e l’altra si parlava della “new generation” borgognona. A distanza di due anni Yann Durieux è già noto a tutti gli appassionati più attenti e le sue bottiglie viaggiano a prezzi tutt’altro che popolari. La scelta di non rivendicare la denominazione, la vinificazione a grappolo intero senza solforosa aggiunta e il look dark contribuiscono a rendere questo personaggio particolarmente amato dai “natural chic”. Ciò detto, il suo DH 2014 è un Pinot Nero dalla beva incessante e dal fascino indiscutibile. In questa fase le scelte di cantina segnano il profilo aromatico, ma non intaccano il passo spedito del palato. In un paio di anni saprà raccontare molto di più del territorio di provenienza.



L'annata 2014 in Sicilia sarà ricordata come una delle più favorevoli degli ultimi decenni (quando si dice che generalizzare è sempre un errore!). Non ne fa eccezione l'Etna, come sa bene Frank Cornelissen, i cui vini di questo millesimo mostrano una rara purezza d'esecuzione e una spiccata solidità. Il Vigne Alte è il vino che nasce dalle tre vigne più alte nel carnet aziendale (Pettinociarelle, Monte Dolce e Tartaraci), tutte poste sul versante nord del vulcano, alcune delle quali adagiate su suggestive terrazze. Nel calice si muove con passo lento e inarrestabile. Al naso propone profumi mediterranei di oliva in salamoia, torba e frutta esotica, mentre al palato mostra una struttura di spessore, con una freschezza che si arricchisce di sapore con il passare dei minuti. Un vino per il quale è impossibile vedere l’orizzonte e che continua a crescere anche dopo dieci giorni dall’apertura.



Tra alcune chiacchiere senza peso è capitato nel calice il TOSCANA IGT Sangiovese 100% 2013 dell’azienda agricola Case Basse, ma non chiamatelo Brunello di Montalcino! Dopo il sabotaggio subito nel 2012, i già difficili rapporti con il Consorzio si sono deteriorati a tal punto da convincere Gianfranco Soldera a non rivendicare più la denominazione di origine per l’unico vino prodotto, quello che era, ed è ancora, uno dei più fulgidi esempi della viticoltura ilcinese. La versione 2013, proveniente da un’annata felice e più fresca delle due precedenti, ha schivato il sabotaggio per una mera questione temporale, in quanto i tini svuotati dal suo ex dipendente riguardano il periodo 2007-2012 (clicca qui per saperne di più). Il ricordo è di un vino aereo, in cui la volatile contribuisce (non senza qualche rischio) a rendere più lieve una dolcezza del frutto di stampo quasi mediterraneo. Al palato domina l’armonia, con la dolcezza della materia accentuata dalla sofficità della trama tannica, caratteristica distintiva dei Sangiovese di Tavernelle e con maggiore decisione di quelli firmati da Gianfranco Soldera. Un Sanngiovese che non cede all’ossigeno neppure dopo una settimana, quando lo slancio verticale si fa più accentuato e l’allungo più affilato. Un vino vivo e di notevole progressione.

*TITOLO LIBERAMENTE ISPIRATO DALL'OMONIMO BRANO DEI NEGRITA. ALBUM: RESET. 1999
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