UN PRANZO ALLO CHÂTEAU CHEVAL BLANC
di VITALIANO MARCHI - 16 luglio 2017
Dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 2007, la città di Bordeaux rappresenta il cuore pulsante di uno dei territori simbolo dell’enologia mondiale. Molti dei vini prodotti in questo angolo di Francia sono assurti a vere e proprie icone che ogni enoappassionato punta ad assaggiare almeno una volta nella vita.
Qui le cantine diventano Châteaux, non per un vezzo della famosa grandeur francese, ma perchè quasi sempre si tratta di veri e propri castelli costruiti tra il 1600 ed il 1700 dalla facoltosa aristocrazia dell’epoca.
Queste storiche costruzioni, rigorosamente curate e valorizzate, sono parte dell’eredità che l’antica classe nobiliare ha lasciato al mondo del vino insieme ai natali di una tradizione divenuta secolare.
I proprietari dei castelli sono spesso società finanziarie che gestiscono produzioni elitarie nel mondo della moda o del lusso e che presentano i propri vini come beni esclusivi e di tendenza. Le produzioni hanno generalmente tirature generose ma prezzi ugualmente “pesanti”.
Senza scendere nel merito dell’etica del sistema bordolese di protezione dei prezzi - argomento sul quale abbiamo scritto in passato (clicca qui) - o sulle teorie del “piccolo e bello”, che qui a Bordeaux sono quantomeno fuori luogo, mi limito a confermare che accedere all’interno di queste cattedrali dispensa emozioni che raramente si provano in altre patrie elettive dell’enologia; emozioni che possono diventare quasi incontenibili nel momento in cui si passa agli assaggi dei vini.
Durante l’ultimo viaggio a Bordeaux abbiamo avuto la fortuna di essere invitati a Saint Emilion, a pranzo in uno degli Château più mitologici dell’intero comprensorio: Château Cheval Blanc.
In occasione di Vinexpo 2017, Château Cheval Blanc, per tre giorni consecutivi, ha aperto le porte a un centinaio di persone tra giornalisti, importatori e personalità del mondo del vino, al fine di presentare al meglio la propria filosofia.
Nella sua lunga storia produttiva, inaugurata ufficialmente nel 1832, questo castello ci ha regalato innumerevoli vini di grande prestigio, con alcune versioni che sono entrate di diritto nel mito: Il 1947 è uno dei Bordeaux più ambiti da degustatori e collezionisti di tutto il pianeta; il 1961, oltre a essere un vino adorato da gran parte della stampa americana, è il protagonista liquido di "Sideways", la commedia enoica più divertente che mi sia capitato di vedere sullo schermo.
Versioni la cui quotazione media passa rispettivamente dai quasi dieci mila euro della prima annata, agli oltre duemila dell’annata che Paul Giamatti finisce per scolarsi in solitudine in un fast-food. (prezzi ovviamente a bottiglia). Cifre da capogiro, che coinvolgono tutte le annate più importanti di questo vino, per scendere sui circa cinque cento euro nelle cosiddette annate interlocutorie. Certo non un vino a buon mercato, ma in linea con la fama che lo contraddistingue da oltre mezzo secolo e che da altrettanto tempo lo posiziona, insieme a Petrus e Ausone, sul podio dei migliori vini della Rive Droite.
Château Cheval Blanc è stato eretto verso la fine del 1500 e di recente, con l’avvento della nuova proprietà (LVMH), si è arricchito di una cantina moderna e dall’architettura avveniristica, perfettamente in armonia con la vecchia costruzione e con i vigneti che la circondano. Alla direzione generale dello château c’è dal 1998 Pierre Lurton, già amministratore delegato di Château d’Yquem.
ANNO DI FONDAZIONE: 1832
RANGO: 1ER GRAND CRU CLASSE’ DAL 1954
PROPRIETA’: Bernard Arnault e il Barone Frère (LVMH) DAL 1998
DIRETTORE GENERALE: PIERRE LURTON
ETTARI TOTALI DELLA TENUTA: 39
APPEZZAMENTI: 45
VARIETA’ PRESENTI NELLA TENUTA: 49% CABERNET FRANC 47% MERLOT 4% CABERNET SAUVIGNON
Appena arrivati ci è stato comunicato il numero del nostro tavolo per il pranzo e siamo stati invitati ad accomodarci nel giardino interno per l’aperitivo: champagne Ruinart BdB in magnum servito assieme ad alcuni gustosissimi finger food.
Dopo questo inizio particolarmente gradito, visti i circa 40° di temperatura, ci siamo spostati all’ingresso della cantina, dove erano stati apparecchiati i tavoli per il pranzo e dove abbiamo conosciuto i nostri commensali, fra cui un enologo dello chateau a fare gli onori di casa. Il pranzo, particolarmente curato, prevedeva:
Insalata di polpo alla bretone con verdurine in gelatina
Filettini di petto di pollo con melanzane confit e peperone farcito
Caffè e piccola pasticceria
Ma veniamo a quello che ci interessa di più, i vini:
Petit Cheval “Blanc” 2014
Rappresenta l’ultimo progetto dello chateau, nato con l’acquisizione di nuovi vigneti nel 2006. Si tratta di un vino bianco a base di uve sauvignon blanc, di buona concentrazione, stilisticamente perfetto (ça va sans dir) con un profilo olfattivo piuttosto variegato su note di frutti gialli, anche tropicali, una florealità intrigante ed una leggera nota varietale che non invade ma arricchisce. Il sorso denota l’equilibrio fra struttura, sapidità e freschezza; alcool mai invadente. Finale gustoso. Perfetto in abbinamento all’antipasto.
Château Quinault l’Enclos 2011
Vino di uno chateau della galassia LVMH di cui anche Cheval Blanc fa parte, Grand Cru di Saint Emilion. Degustazione da manuale per un vino di questa zona: colore profondo, naso dominato dai frutti neri maturi come mora e mirtillo, accompagnati da note di cassis e di liquirizia, il tutto accompagnato da un tocco elegante di petali di rosa. Sorso di grande struttura ed allo stesso tempo in equilibrio; tannini eleganti e setosi. Finale lunghissimo dove si continuano a percepire delle piacevolissime note fruttate.
Château Cheval Blanc 2004 servito in Jèroboam
La versione presentata è figlia di un’annata discreta per Bordeaux, in molti casi rivalutata successivamente all’uscita. Ne sono nati vini definiti e facili nell’approccio, classici. Nel calice si è presentata di un bel rubino profondo e vivace. Al naso mora e mirtillo in primo piano, seguiti da leggere note tostate, un velo di spezie dolci, cacao amaro, un cenno di foglia di tabacco, un tocco balsamico e una marea di riconoscimenti che si alternavano e si integravano fra loro mantenendo sempre costante una straordinaria eleganza. Ma è stato l’assaggio a rapirci il cuore, per potenza e raffinatezza. I tannini sono parsi vellutati e integrati alla struttura in maniera sublime; la materia imponente è parsa addomesticata dalla freschezza e dalla sapidità, senza mai mostrare la benché minima spigolatura. Un vino infinito che ci ha regalato un allungo fruttato e talmente piacevole da non poter fare a meno di chiedere un secondo calice al cameriere.
Château d’Yquem 2014
Ultima annata in commercio del più celebre dei Sauternes. Un vino ancora “in fasce”, che è riuscito tuttavia a regalare sensazioni comunque più che positive. Si è presentato di un luminosissimo giallo dorato, con una consistenza importante. Al naso ha alternato profumi freschi, di fiori e di frutti gialli, a profumi più legati alle spezie orientali, ai sentori iodati. Un profilo olfattivo sinuoso e elegante, tutt’altro che stucchevole o statico. Il sorso si è presentato particolarmente fresco per la tipologia, l’acidità è parsa ancora imperiosa e dominante rispetto a una dolcezza che emergerà con il passare degli anni in vetro. Finale lunghissimo, su piacevoli note amaricanti. Un vino da conservare e stappare tra almeno cinque anni.
A fine pranzo, dopo il saluto personale del Direttore di Château Cheval Blanc e Château d’Yquem Pierre Lurton, abbiamo potuto visitare con calma la cantina ed il castello, portando a casa il ricordo indimenticabile di una bellissima giornata.
Vive Bordeaux!
Qui le cantine diventano Châteaux, non per un vezzo della famosa grandeur francese, ma perchè quasi sempre si tratta di veri e propri castelli costruiti tra il 1600 ed il 1700 dalla facoltosa aristocrazia dell’epoca.
Queste storiche costruzioni, rigorosamente curate e valorizzate, sono parte dell’eredità che l’antica classe nobiliare ha lasciato al mondo del vino insieme ai natali di una tradizione divenuta secolare.
I proprietari dei castelli sono spesso società finanziarie che gestiscono produzioni elitarie nel mondo della moda o del lusso e che presentano i propri vini come beni esclusivi e di tendenza. Le produzioni hanno generalmente tirature generose ma prezzi ugualmente “pesanti”.
Senza scendere nel merito dell’etica del sistema bordolese di protezione dei prezzi - argomento sul quale abbiamo scritto in passato (clicca qui) - o sulle teorie del “piccolo e bello”, che qui a Bordeaux sono quantomeno fuori luogo, mi limito a confermare che accedere all’interno di queste cattedrali dispensa emozioni che raramente si provano in altre patrie elettive dell’enologia; emozioni che possono diventare quasi incontenibili nel momento in cui si passa agli assaggi dei vini.
Durante l’ultimo viaggio a Bordeaux abbiamo avuto la fortuna di essere invitati a Saint Emilion, a pranzo in uno degli Château più mitologici dell’intero comprensorio: Château Cheval Blanc.
In occasione di Vinexpo 2017, Château Cheval Blanc, per tre giorni consecutivi, ha aperto le porte a un centinaio di persone tra giornalisti, importatori e personalità del mondo del vino, al fine di presentare al meglio la propria filosofia.
Nella sua lunga storia produttiva, inaugurata ufficialmente nel 1832, questo castello ci ha regalato innumerevoli vini di grande prestigio, con alcune versioni che sono entrate di diritto nel mito: Il 1947 è uno dei Bordeaux più ambiti da degustatori e collezionisti di tutto il pianeta; il 1961, oltre a essere un vino adorato da gran parte della stampa americana, è il protagonista liquido di "Sideways", la commedia enoica più divertente che mi sia capitato di vedere sullo schermo.
Versioni la cui quotazione media passa rispettivamente dai quasi dieci mila euro della prima annata, agli oltre duemila dell’annata che Paul Giamatti finisce per scolarsi in solitudine in un fast-food. (prezzi ovviamente a bottiglia). Cifre da capogiro, che coinvolgono tutte le annate più importanti di questo vino, per scendere sui circa cinque cento euro nelle cosiddette annate interlocutorie. Certo non un vino a buon mercato, ma in linea con la fama che lo contraddistingue da oltre mezzo secolo e che da altrettanto tempo lo posiziona, insieme a Petrus e Ausone, sul podio dei migliori vini della Rive Droite.
Château Cheval Blanc è stato eretto verso la fine del 1500 e di recente, con l’avvento della nuova proprietà (LVMH), si è arricchito di una cantina moderna e dall’architettura avveniristica, perfettamente in armonia con la vecchia costruzione e con i vigneti che la circondano. Alla direzione generale dello château c’è dal 1998 Pierre Lurton, già amministratore delegato di Château d’Yquem.
ANNO DI FONDAZIONE: 1832
RANGO: 1ER GRAND CRU CLASSE’ DAL 1954
PROPRIETA’: Bernard Arnault e il Barone Frère (LVMH) DAL 1998
DIRETTORE GENERALE: PIERRE LURTON
ETTARI TOTALI DELLA TENUTA: 39
APPEZZAMENTI: 45
VARIETA’ PRESENTI NELLA TENUTA: 49% CABERNET FRANC 47% MERLOT 4% CABERNET SAUVIGNON
Appena arrivati ci è stato comunicato il numero del nostro tavolo per il pranzo e siamo stati invitati ad accomodarci nel giardino interno per l’aperitivo: champagne Ruinart BdB in magnum servito assieme ad alcuni gustosissimi finger food.
Dopo questo inizio particolarmente gradito, visti i circa 40° di temperatura, ci siamo spostati all’ingresso della cantina, dove erano stati apparecchiati i tavoli per il pranzo e dove abbiamo conosciuto i nostri commensali, fra cui un enologo dello chateau a fare gli onori di casa. Il pranzo, particolarmente curato, prevedeva:
Insalata di polpo alla bretone con verdurine in gelatina
Filettini di petto di pollo con melanzane confit e peperone farcito
Caffè e piccola pasticceria
Ma veniamo a quello che ci interessa di più, i vini:
Petit Cheval “Blanc” 2014
Rappresenta l’ultimo progetto dello chateau, nato con l’acquisizione di nuovi vigneti nel 2006. Si tratta di un vino bianco a base di uve sauvignon blanc, di buona concentrazione, stilisticamente perfetto (ça va sans dir) con un profilo olfattivo piuttosto variegato su note di frutti gialli, anche tropicali, una florealità intrigante ed una leggera nota varietale che non invade ma arricchisce. Il sorso denota l’equilibrio fra struttura, sapidità e freschezza; alcool mai invadente. Finale gustoso. Perfetto in abbinamento all’antipasto.
Château Quinault l’Enclos 2011
Vino di uno chateau della galassia LVMH di cui anche Cheval Blanc fa parte, Grand Cru di Saint Emilion. Degustazione da manuale per un vino di questa zona: colore profondo, naso dominato dai frutti neri maturi come mora e mirtillo, accompagnati da note di cassis e di liquirizia, il tutto accompagnato da un tocco elegante di petali di rosa. Sorso di grande struttura ed allo stesso tempo in equilibrio; tannini eleganti e setosi. Finale lunghissimo dove si continuano a percepire delle piacevolissime note fruttate.
Château Cheval Blanc 2004 servito in Jèroboam
La versione presentata è figlia di un’annata discreta per Bordeaux, in molti casi rivalutata successivamente all’uscita. Ne sono nati vini definiti e facili nell’approccio, classici. Nel calice si è presentata di un bel rubino profondo e vivace. Al naso mora e mirtillo in primo piano, seguiti da leggere note tostate, un velo di spezie dolci, cacao amaro, un cenno di foglia di tabacco, un tocco balsamico e una marea di riconoscimenti che si alternavano e si integravano fra loro mantenendo sempre costante una straordinaria eleganza. Ma è stato l’assaggio a rapirci il cuore, per potenza e raffinatezza. I tannini sono parsi vellutati e integrati alla struttura in maniera sublime; la materia imponente è parsa addomesticata dalla freschezza e dalla sapidità, senza mai mostrare la benché minima spigolatura. Un vino infinito che ci ha regalato un allungo fruttato e talmente piacevole da non poter fare a meno di chiedere un secondo calice al cameriere.
Château d’Yquem 2014
Ultima annata in commercio del più celebre dei Sauternes. Un vino ancora “in fasce”, che è riuscito tuttavia a regalare sensazioni comunque più che positive. Si è presentato di un luminosissimo giallo dorato, con una consistenza importante. Al naso ha alternato profumi freschi, di fiori e di frutti gialli, a profumi più legati alle spezie orientali, ai sentori iodati. Un profilo olfattivo sinuoso e elegante, tutt’altro che stucchevole o statico. Il sorso si è presentato particolarmente fresco per la tipologia, l’acidità è parsa ancora imperiosa e dominante rispetto a una dolcezza che emergerà con il passare degli anni in vetro. Finale lunghissimo, su piacevoli note amaricanti. Un vino da conservare e stappare tra almeno cinque anni.
A fine pranzo, dopo il saluto personale del Direttore di Château Cheval Blanc e Château d’Yquem Pierre Lurton, abbiamo potuto visitare con calma la cantina ed il castello, portando a casa il ricordo indimenticabile di una bellissima giornata.
Vive Bordeaux!