OUTSIDER: EXTRA BRUT ROSÉ 1759 2011 VALTURIO
di STEFANO ZAGHINI - 26 giugno 2017
Non sempre la veste grafica di un vino ci racconta molto dello stesso, nel caso dello spumante metodo classico extra brut Rosé 1759 invece è decisiva per interpretarne il suo complesso carattere latino.
Come preludio di una promettente stagione estiva, nel leggere la quarta puntata della rubrica outsider (clicca qui per scoprire l’outsider precedente), agli appassionati ricercatori dei vini ‘fuori dal coro’ propongo un’analogia culturale visionaria e coraggiosa come quella tra un progetto enologico e un concept-album di musica leggera… che poi così leggera non è!
Proviamo, a livello elettivo, ad accostare le affinità sensoriali e sperimentali di ‘due mondi’ intrisi di natura ed erotismo; un raro ed originale spumante metodo classico del nostro territorio con le sonorità elettroniche abilmente fuse ai ritmi solari e latini della ‘nona sinfonia’ di Lucio Battisti. Mi riferisco ad Anima Latina, progetto culturalmente ambizioso del 1974 e ritenuto oggi una pietra miliare della sua discografia - ma all’epoca incompreso dalla critica – dove, di ritorno da un viaggio in Sudamerica e ben prima della controversa deriva pannelliana, Battisti esplora musicalmente nuovi territori sonori fino ad allora del tutto sconosciuti ai suoi fedeli fans. Appartiene a buon diritto ai dischi ‘lungimiranti’ che in giovinezza ho molto amato come Crêuza de mä di Fabrizio de Andrè o Sgt. Pepper’s dei Beatles!
Così, tra rock progressive e world music, fateci caso con attenzione, si esprime anche la voce sorprendentemente audace e sfaccettata del nostro Rosé 1759; ideato e prodotto da quell’Adriano Galli, vigneron-gourmand, che opera con passione nel cuore del Montefeltro.
Amante delle sfide più difficili e visionarie, partendo dal nulla circa tre lustri fa, il temerario e poliedrico Adriano decide di rompere gli schemi bonificando e riqualificando a livello agronomico un territorio aspro e impervio, sito in un’area di confine a cavallo di Marche, Toscana e Romagna. Un paesaggio incontaminato e di certo molto affascinante, fatto di vertiginosi calanchi abbandonati e boschi selvaggi, ma scevro in buona parte di viticoltura com’erano le colline che dominano dai loro 450 metri di altitudine la piana e l’abitato sottostante di Macerata Feltria.
L’importante recupero territoriale è avvenuto grazie all’esemplare lavoro agrario di salvaguardia del paesaggio inizialmente impostato dall’agronomo romagnolo Remigio Bordini, poi proseguito dal trentino Vittorio Fiore, esperto di sfide vinicole in zone estreme alpine e appenniniche, che ha solo assecondato un ecosistema già di per sé molto ricco e ancora oggi inalterato.
Sono stati recuperati terreni abbandonati dagli anni ’60, ripristinandone i vecchi terrazzamenti e creandone di nuovi per contenere gli smottamenti, con l’inerbimento completo dell’intera proprietà al fine di evitare dilavamenti e mettendo a dimora l’alberello come impianto di allevamento perchè meglio rispecchiava le caratteristiche pedoclimatiche e le valenze mediterranee del contesto paesaggistico.
A seguito della coraggiosa opera di bonifica, come recita un famoso proverbio latino ‘Audentes Fortuna Juvant’, ecco farsi strada in Adriano l’idea ambiziosa di cimentarsi con la coltivazione del difficile pinot nero, per spumantizzarlo in purezza, ottenendo un blanc de noir che sa osare proprio come l’incisività sperimentale delle sonorità di Anima latina; non c’è che dire… davvero una sfida nella sfida!
Tralasciando le suggestioni musicali propiziatorie di una calda estate appena iniziata e procedendo gradualmente a ritroso nel tempo, capiremo meglio il Dna del nostro spumante che si intreccia indissolubilmente con questo angolo del Montefeltro, i cui fasti della sua gloriosa storia e della sua nobile architettura rinascimentale sono stati entrambi recuperati dall’opera pionieristica intrapresa da Adriano Galli insieme alla moglie Isabella Santarelli fondando nel 2002 l’Azienda Agricola Valturio.
CENNI STORICI
Riportare la produzione di vini di qualità nel Montefeltro è lo spirito che ha mosso in primis l’azienda nel tentativo di recuperare una tradizione scomparsa agli inizi del XX secolo ma che in queste zone vantava precise testimonianze storiche sin dai tempi dei Duchi di Montefeltro.
Ai primi del novecento, il vino di Macerata Feltria, godeva ancora di ottima reputazione tanto da essere premiato con la medaglia d’oro all’Esposizione di Torino, con una regolare e documentata importazione di fustame dalla Francia per il fabbisogno delle aziende agricole locali, a loro volta esportatrici di prodotti legati alla bachicoltura. Poi, lentamente nel corso dei decenni, a seguito del fenomeno d’industrializzazione che ha coinvolto l’intero paese nazionale, la viticoltura anche nel Montefeltro si è progressivamente spenta.
Già la scelta del nome Valturio è un evidente tributo a Roberto Valturio, ecclettico genio del Rinascimento, letterato e scienziato al servizio di papa Eugenio IV e di Sigismondo Malatesta, che divenne poi noto ai posteri per il trattato militare sull’arte della guerra il De Re Militari assai ammirato da Leonardo da Vinci. Si perché questo territorio di struggente suggestione onirica, che tanto aveva ispirato Dante Alighieri, oltre ad essere diviso in due parti dal fiume Marecchia, è stato per secoli conteso fra i casati riminesi dei Malatesta e quelle urbinati dei Montefeltro ed è per questo disseminato proprio di torri d’avvistamento, rocche e altri luoghi fortificati a discapito dei grandi centri abitati.
Anche lo storico Palazzo Valturio, sorto nel 1501 sulle mura del castello medioevale nel centro del paese antico, è in stretto rapporto simbiotico con il nostro spumante: con le sue cantine risalenti al 1759 è stato sapientemente ristrutturato come gioiello di famiglia, diventando oggi la prestigiosa sede aziendale che ha ospitato nel corso di questi 15 anni importanti eventi artistico-culturali, oltre a manifestazioni gourmand.
Tanto sforzo e impegno economico non potevano che essere premiati con una dedica latina molto speciale per il nostro spumante, tratta dall’epigrafe inaugurale delle cantine ed incastonata sulla facciata del Palazzo: ‘Bibit Cant F. M.C. F. anno 1759’.
Sintomatico che proprio qui, nelle sue cantine e nelle sue sale messe a nuovo, la redazione di Enocode abbia assistito il 30 Ottobre del 2010 all’inaugurazione a la volèe del primo spumante prodotto, il millesimo 2009, dopo solo pochi mesi di presa di spuma. Per l’occasione fu organizzato dalla Valturio un incontro-evento per gli appassionati e addetti del settore, presenziato da Marco Sabellico del Gambero Rosso, dove lo spumante 1759 venne presentato e degustato in abbinamento ai piatti della cucina stellata di Pier Giorgio Parini, ai tempi chef del ristorante Povero Diavolo di Torriana.
Progetto pilota per un vino prodotto in 2.800 bottiglie totali e sboccate nel tempo a più riprese per seguirne l’evoluzione dell’affinamento in bottiglia, a 250 anni esatti dallo storico brindisi inaugurale avvenuto a Palazzo Valturio, l’azienda lo ripropone dall’autunno 2017 come Riserva dell’Anniversario 2009, con oltre 80 mesi di permanenza sui lieviti!
CARATTERISTICHE PEDOCLIMATICHE
Le vigne si estendono per circa 10 ettari con una disposizione ad anfiteatro e in prevalenza le varietà dei vitigni impiegati sono i tipici sangiovese e montepulciano, in alternanza ai non autoctoni merlot e cabernet sauvignon oltre all’incrocio Rigotti 107/3 e, ovviamente al pinot nero.
Su terreni di arenaria calcarea e sabbia, con declivi anche del 40%, le fitte viti allevate ad alberello – con densità compresa tra i 7.000 e i 10.000 ceppi per ettaro - sono libere di esprimersi con diverse esposizioni, in prevalenza a occidente, e risentono di un clima favorevole, fresco e ventilato, con buone escursioni termiche.
Negli ultimi anni si sono ridotti all’essenziale i trattamenti chimici in vigna intraprendendo anche pratiche biodinamiche. Le rese sono inferiori ai 50 quintali di uva per ettaro, per una produzione totale che oscilla tra le 40/50.000 bottiglie annue.
LA DEGUSTAZIONE
Anche se al momento sul mercato viene proposto il millesimo 2010, abbiamo scelto di recensire il 2011, che delle tre annate prodotte fino ad oggi è di certo l’espressione più felice e riuscita, disponibile agli appassionati a fine anno nella versione con 65 mesi sui lieviti.
Lo spumante degustato è un rosé non dosato, tirato nel gennaio 2012 in circa 2.400 campioni con 40 mesi di presa di spuma. A distanza di due anni dalla sboccatura si presenta completamente privo di evoluzione e toni fané. E’ perfettamente integro nel frutto e mostra una grande versatilità gastronomica, dagli affettati e formaggi, alle carni bianche in umido fino al pesce in guazzetto. Prezzo di acquisto 26 €
Wow che colore! Cerasuolo vivace e brillante, suggestivo nel ricordo dei toni ramati e della buccia di cipolla, come da manuale del pinot noir da grande maison.
Il naso è coinvolgente e originale, in divenire, da vero cavallo di razza. I profumi leggermente riduttivi dell’apertura, evolvono velocemente in un bouquet solare seduttivo dagli aromi intensi di piccoli frutti rossi maturi - con la marasca in primo piano - l’arancia sanguinella, il lampone e il melograno. Il sottofondo aromatico di sentori secondari, come la liquirizia e le tostature, si intrecciano alla crosta di pane caldo, conseguenza dell’autolisi, e a un timbro ferruginoso-resinoso molto elegante e di pregevole fattura.
La bocca è armonica, risoluta e distesa, con una materia piena e carnosa, per una dinamica gustativa ricca ma agile. La struttura solida e bilanciata, il perlage raffinato e il gusto secco scandiscono uno sviluppo che ripropone con coerenza un affascinante tono selvatico e una scia sapida quasi cruda. Chiusura profonda ed appagante.
Un Rosé outsider, per veri amanti della tipologia!
Annata: 2011 - Tiraggio: 01.2012 - Sboccatura: 05.2015
Vitigni: Pinot nero vinificato in rosa con sistema di impianto ad Alberello
Vendemmia: svolta nella quarta decade di Agosto con raccolta delle uve dalle 6 alle 10 del mattino
Macerazione pellicolare di 4 ore prima della pressatura
Prima fermentazione vino base in vasche di acciaio con lieviti selezionati a temperatura controllata
Affinamento vino base al 100% in acciaio inox con fermentazione malolattica non svolta
Presa di spuma: 40 mesi di permanenza sui lieviti
Affinamento: 4 mesi in vetro dopo la sboccatura
Residuo zuccherino: 1.6 g/l
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Come preludio di una promettente stagione estiva, nel leggere la quarta puntata della rubrica outsider (clicca qui per scoprire l’outsider precedente), agli appassionati ricercatori dei vini ‘fuori dal coro’ propongo un’analogia culturale visionaria e coraggiosa come quella tra un progetto enologico e un concept-album di musica leggera… che poi così leggera non è!
Proviamo, a livello elettivo, ad accostare le affinità sensoriali e sperimentali di ‘due mondi’ intrisi di natura ed erotismo; un raro ed originale spumante metodo classico del nostro territorio con le sonorità elettroniche abilmente fuse ai ritmi solari e latini della ‘nona sinfonia’ di Lucio Battisti. Mi riferisco ad Anima Latina, progetto culturalmente ambizioso del 1974 e ritenuto oggi una pietra miliare della sua discografia - ma all’epoca incompreso dalla critica – dove, di ritorno da un viaggio in Sudamerica e ben prima della controversa deriva pannelliana, Battisti esplora musicalmente nuovi territori sonori fino ad allora del tutto sconosciuti ai suoi fedeli fans. Appartiene a buon diritto ai dischi ‘lungimiranti’ che in giovinezza ho molto amato come Crêuza de mä di Fabrizio de Andrè o Sgt. Pepper’s dei Beatles!
Così, tra rock progressive e world music, fateci caso con attenzione, si esprime anche la voce sorprendentemente audace e sfaccettata del nostro Rosé 1759; ideato e prodotto da quell’Adriano Galli, vigneron-gourmand, che opera con passione nel cuore del Montefeltro.
Amante delle sfide più difficili e visionarie, partendo dal nulla circa tre lustri fa, il temerario e poliedrico Adriano decide di rompere gli schemi bonificando e riqualificando a livello agronomico un territorio aspro e impervio, sito in un’area di confine a cavallo di Marche, Toscana e Romagna. Un paesaggio incontaminato e di certo molto affascinante, fatto di vertiginosi calanchi abbandonati e boschi selvaggi, ma scevro in buona parte di viticoltura com’erano le colline che dominano dai loro 450 metri di altitudine la piana e l’abitato sottostante di Macerata Feltria.
L’importante recupero territoriale è avvenuto grazie all’esemplare lavoro agrario di salvaguardia del paesaggio inizialmente impostato dall’agronomo romagnolo Remigio Bordini, poi proseguito dal trentino Vittorio Fiore, esperto di sfide vinicole in zone estreme alpine e appenniniche, che ha solo assecondato un ecosistema già di per sé molto ricco e ancora oggi inalterato.
Sono stati recuperati terreni abbandonati dagli anni ’60, ripristinandone i vecchi terrazzamenti e creandone di nuovi per contenere gli smottamenti, con l’inerbimento completo dell’intera proprietà al fine di evitare dilavamenti e mettendo a dimora l’alberello come impianto di allevamento perchè meglio rispecchiava le caratteristiche pedoclimatiche e le valenze mediterranee del contesto paesaggistico.
A seguito della coraggiosa opera di bonifica, come recita un famoso proverbio latino ‘Audentes Fortuna Juvant’, ecco farsi strada in Adriano l’idea ambiziosa di cimentarsi con la coltivazione del difficile pinot nero, per spumantizzarlo in purezza, ottenendo un blanc de noir che sa osare proprio come l’incisività sperimentale delle sonorità di Anima latina; non c’è che dire… davvero una sfida nella sfida!
Tralasciando le suggestioni musicali propiziatorie di una calda estate appena iniziata e procedendo gradualmente a ritroso nel tempo, capiremo meglio il Dna del nostro spumante che si intreccia indissolubilmente con questo angolo del Montefeltro, i cui fasti della sua gloriosa storia e della sua nobile architettura rinascimentale sono stati entrambi recuperati dall’opera pionieristica intrapresa da Adriano Galli insieme alla moglie Isabella Santarelli fondando nel 2002 l’Azienda Agricola Valturio.
CENNI STORICI
Riportare la produzione di vini di qualità nel Montefeltro è lo spirito che ha mosso in primis l’azienda nel tentativo di recuperare una tradizione scomparsa agli inizi del XX secolo ma che in queste zone vantava precise testimonianze storiche sin dai tempi dei Duchi di Montefeltro.
Ai primi del novecento, il vino di Macerata Feltria, godeva ancora di ottima reputazione tanto da essere premiato con la medaglia d’oro all’Esposizione di Torino, con una regolare e documentata importazione di fustame dalla Francia per il fabbisogno delle aziende agricole locali, a loro volta esportatrici di prodotti legati alla bachicoltura. Poi, lentamente nel corso dei decenni, a seguito del fenomeno d’industrializzazione che ha coinvolto l’intero paese nazionale, la viticoltura anche nel Montefeltro si è progressivamente spenta.
Già la scelta del nome Valturio è un evidente tributo a Roberto Valturio, ecclettico genio del Rinascimento, letterato e scienziato al servizio di papa Eugenio IV e di Sigismondo Malatesta, che divenne poi noto ai posteri per il trattato militare sull’arte della guerra il De Re Militari assai ammirato da Leonardo da Vinci. Si perché questo territorio di struggente suggestione onirica, che tanto aveva ispirato Dante Alighieri, oltre ad essere diviso in due parti dal fiume Marecchia, è stato per secoli conteso fra i casati riminesi dei Malatesta e quelle urbinati dei Montefeltro ed è per questo disseminato proprio di torri d’avvistamento, rocche e altri luoghi fortificati a discapito dei grandi centri abitati.
Anche lo storico Palazzo Valturio, sorto nel 1501 sulle mura del castello medioevale nel centro del paese antico, è in stretto rapporto simbiotico con il nostro spumante: con le sue cantine risalenti al 1759 è stato sapientemente ristrutturato come gioiello di famiglia, diventando oggi la prestigiosa sede aziendale che ha ospitato nel corso di questi 15 anni importanti eventi artistico-culturali, oltre a manifestazioni gourmand.
Tanto sforzo e impegno economico non potevano che essere premiati con una dedica latina molto speciale per il nostro spumante, tratta dall’epigrafe inaugurale delle cantine ed incastonata sulla facciata del Palazzo: ‘Bibit Cant F. M.C. F. anno 1759’.
Sintomatico che proprio qui, nelle sue cantine e nelle sue sale messe a nuovo, la redazione di Enocode abbia assistito il 30 Ottobre del 2010 all’inaugurazione a la volèe del primo spumante prodotto, il millesimo 2009, dopo solo pochi mesi di presa di spuma. Per l’occasione fu organizzato dalla Valturio un incontro-evento per gli appassionati e addetti del settore, presenziato da Marco Sabellico del Gambero Rosso, dove lo spumante 1759 venne presentato e degustato in abbinamento ai piatti della cucina stellata di Pier Giorgio Parini, ai tempi chef del ristorante Povero Diavolo di Torriana.
Progetto pilota per un vino prodotto in 2.800 bottiglie totali e sboccate nel tempo a più riprese per seguirne l’evoluzione dell’affinamento in bottiglia, a 250 anni esatti dallo storico brindisi inaugurale avvenuto a Palazzo Valturio, l’azienda lo ripropone dall’autunno 2017 come Riserva dell’Anniversario 2009, con oltre 80 mesi di permanenza sui lieviti!
CARATTERISTICHE PEDOCLIMATICHE
Le vigne si estendono per circa 10 ettari con una disposizione ad anfiteatro e in prevalenza le varietà dei vitigni impiegati sono i tipici sangiovese e montepulciano, in alternanza ai non autoctoni merlot e cabernet sauvignon oltre all’incrocio Rigotti 107/3 e, ovviamente al pinot nero.
Su terreni di arenaria calcarea e sabbia, con declivi anche del 40%, le fitte viti allevate ad alberello – con densità compresa tra i 7.000 e i 10.000 ceppi per ettaro - sono libere di esprimersi con diverse esposizioni, in prevalenza a occidente, e risentono di un clima favorevole, fresco e ventilato, con buone escursioni termiche.
Negli ultimi anni si sono ridotti all’essenziale i trattamenti chimici in vigna intraprendendo anche pratiche biodinamiche. Le rese sono inferiori ai 50 quintali di uva per ettaro, per una produzione totale che oscilla tra le 40/50.000 bottiglie annue.
LA DEGUSTAZIONE
Anche se al momento sul mercato viene proposto il millesimo 2010, abbiamo scelto di recensire il 2011, che delle tre annate prodotte fino ad oggi è di certo l’espressione più felice e riuscita, disponibile agli appassionati a fine anno nella versione con 65 mesi sui lieviti.
Lo spumante degustato è un rosé non dosato, tirato nel gennaio 2012 in circa 2.400 campioni con 40 mesi di presa di spuma. A distanza di due anni dalla sboccatura si presenta completamente privo di evoluzione e toni fané. E’ perfettamente integro nel frutto e mostra una grande versatilità gastronomica, dagli affettati e formaggi, alle carni bianche in umido fino al pesce in guazzetto. Prezzo di acquisto 26 €
Wow che colore! Cerasuolo vivace e brillante, suggestivo nel ricordo dei toni ramati e della buccia di cipolla, come da manuale del pinot noir da grande maison.
Il naso è coinvolgente e originale, in divenire, da vero cavallo di razza. I profumi leggermente riduttivi dell’apertura, evolvono velocemente in un bouquet solare seduttivo dagli aromi intensi di piccoli frutti rossi maturi - con la marasca in primo piano - l’arancia sanguinella, il lampone e il melograno. Il sottofondo aromatico di sentori secondari, come la liquirizia e le tostature, si intrecciano alla crosta di pane caldo, conseguenza dell’autolisi, e a un timbro ferruginoso-resinoso molto elegante e di pregevole fattura.
La bocca è armonica, risoluta e distesa, con una materia piena e carnosa, per una dinamica gustativa ricca ma agile. La struttura solida e bilanciata, il perlage raffinato e il gusto secco scandiscono uno sviluppo che ripropone con coerenza un affascinante tono selvatico e una scia sapida quasi cruda. Chiusura profonda ed appagante.
Un Rosé outsider, per veri amanti della tipologia!
Annata: 2011 - Tiraggio: 01.2012 - Sboccatura: 05.2015
Vitigni: Pinot nero vinificato in rosa con sistema di impianto ad Alberello
Vendemmia: svolta nella quarta decade di Agosto con raccolta delle uve dalle 6 alle 10 del mattino
Macerazione pellicolare di 4 ore prima della pressatura
Prima fermentazione vino base in vasche di acciaio con lieviti selezionati a temperatura controllata
Affinamento vino base al 100% in acciaio inox con fermentazione malolattica non svolta
Presa di spuma: 40 mesi di permanenza sui lieviti
Affinamento: 4 mesi in vetro dopo la sboccatura
Residuo zuccherino: 1.6 g/l
SCOPRI GLI ALTRI OUTSIDER:
OUTSIDER 1 - FRANCIACORTA BRUT NATURE NM FACCHETTI
OUTSIDER 2 - METODO CLASSICO BRUT NATURE TERZAVIA 2013 DE BARTOLI
OUTSIDER 3 - FRANCIACORTA BRUT SATEN NM CORTE FUSIA
REGIONE: | MARCHE |
PRODUTTORE: | AZIENDA AGRICOLA VALTURIO |
DENOMINAZIONE: | SPUMANTE METODO CLASSICO |
NOME: | 1759 |
ANNO: | 2011 |
PREZZO ONLINE: | € 26 |