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OUTSIDER: FRANCIACORTA BRUT SATÈN NM CORTE FUSIA

OUTSIDER: FRANCIACORTA BRUT SATÈN NM CORTE FUSIA

‘Spesso non è la montagna avanti a te che ti consuma. E’ il sassolino nella scarpa’
 
In questa terza puntata della rubrica dedicata agli spumanti outsider ritorniamo in Franciacorta e lo facciamo parafrasando la citazione in esergo di Cassius Marcellus Clay Jr., in arte Muhammad Alì. La metafora c’è utile a raccontare di come due vignaioli trentenni, Gigi Nembrini e Daniele Gentile, attraverso la forza e il coraggio delle proprie idee, siano riusciti a togliersi molti sassolini incontrati lungo l’irto percorso che conduceva alla montagna!
 
La montagna in questione - in vernacolo bresciano detta ‘el mut’ - è il Monte Orfano, l’avamposto collinare più a sud della Franciacorta, alle cui pendici scorre la roggia Fusia, canale irriguo risalente al 1347. Qui, con la base operativa ricavata in un’ampia corte Seicentesca, è iniziata la loro “scalata”.
Nasce così nel 2010 l’azienda agricola Corte Fusia: una delle novità più interessanti dell’ultimo decennio franciacortino, dedita all’esclusiva produzione di spumanti. Il progetto, fondato sul recupero di vecchie vigne e sul reimpianto di alcune parcelle nella fascia pedecollinare e collinare del Monte Orfano, oggi può contare su circa sette ettari, con un potenziale produttivo che raggiungerà le 40.000 bottiglie quando anche gli ultimi 2,2 ettari terrazzati troveranno la via della bottiglia.
 
Fulcro topografico aziendale, il Monte Orfano si presenta come un isolato rilievo prealpino, le cui pendici sconfinano nei comuni di Erbusco, Rovato, Coccaglio e Cologne. Più che di un monte si tratta in realtà di una modesta collina, la cui sommità raggiunge i 452 metri sul livello del mare. Quello che si presenta come l’affioramento più antico della pianura padana si è originato tra 26 e 5 milioni di anni fa. Dal punto di vista geologico è un “conglomerato”: una roccia sedimentaria clastica costituita da elementi ghiaiosi e ciottolosi di varie dimensioni, cementati tra loro da sabbie più fini di matrice quarzoso – calcarenitica, argilla rossa e calcare. La sezione pedecollinare mostra un’alta presenza di argille rosse, mentre verso la sommità cresce la percentuale di calcare fino a presentare, in alcuni punti, la roccia affiorante. Rispetto al resto del territorio franciacortino, segnato dal cordone morenico e da suoli più leggeri e più ciottolosi (nonché più acidi), il Monte Orfano si contraddistingue anche per l’altissima percentuale di elementi fossili marini.
 
Il risultato nel calice, in linea generale, attribuisce ai vini che si ottengono in questa micro area del Montorfano una mineralità molto sapida, più calda nei toni, con strutture piene e materiche rispetto a quelli di Erbusco e Corte franca, distinti invece da un timbro minerale più “freddo” e più pungente nel nerbo acido.
 
Tuttavia, lo spumante è, dal punto visto tecnico, un vino ‘artificiale’, intendendo con questo termine la complessa serie di interventi umani basati su esperienza, intuito e tecnica, capaci di trasformare il dono della natura - l’uva - in un opera d’arte.  A volte, all’interno della filiera del metodo classico, l’espressione di protocolli di vinificazione meno tradizionali, o addirittura d’antan, può fare rileggere in maniera del tutto inedita un territorio, proprio come nel caso di Corte Fusia nei confronti del Monte Orfano.
 
Sempre mossi da spirito di curiosità e proficuo confronto, l’agronomo Gigi Nembrini e l’enologo Daniele Gentile riescono ad ottenere dei veri outsiders per le caratteristiche della denominazione e per le tipologie dei suoi prodotti, grazie ad un’innegabile sensibilità agronomica nella coltivazione delle vigne e nelle destrezza gestionale delle pratiche di cantina, entrambe condotte attraverso i principi della limitata invasività.
 
Il massimo rispetto della materia prima per fare emergere al meglio il tratto distintivo e caratteristico del Monte Orfano è salvaguardato anche nell’uso di lieviti “neutri”, utilizzati come semplici starter per la prima fermentazione, e negli affinamenti privi del ricorso al legno. In questo senso, se alcune correnti di pensiero promuovono stilemi troppo di ‘maniera’ per un timbro confezionato e dosaggi generosi, l’intera gamma di Corte Fusia è davvero beneaugurante.
 
Anche dopo l’ultimo incontro con i protagonisti di queste righe, avuto presso il reparto FIVI del Vinitaly, confermo che avrei potuto recensire uno qualsiasi dei loro spumanti, dal Brut n.m. al Rosé, tanto è alto il livello qualitativo dei vini assaggiati. La scelta del Satèn è stata dettata dalla netta rottura che questa tipologia, nelle mani di Gigi Nembrini e Daniele Gentile, crea con quello che nell’immaginario di molti degustatori puristi della bollicina, sottoscritto compreso, è una tipologia spesso banalizzata da una ricercata esasperata di morbidezza, quasi fosse destinata solo a palati ‘educandi’ e meno competenti. Quella che vi troverete nel calice non è nulla di tutto questo.
 
LA RECENSIONE

Lo spumante degustato è un Satèn Brut, non dosato, “tirato” in 4.500 bottiglie. Un vino ancora giovane - sboccato a gennaio 2017 - che regalerà il suo “a perfect mood” solo dopo l’estate, ma che già ora si presenta come uno spumante di altissimo livello, con uno stile che è un’ode all’eleganza e alla sottigliezza, segnato da finezze e profondità sapida sorprendenti.
 
Il naso è magnetico, ampio e complesso. Apre con profumi franchi e nitidi, accattivanti nelle sensazioni minerali di pietra bagnata (tipiche dell’area litorale del terroir di provenienza), più suadenti e dolci nei toni varietali di susina matura, nespola, uva spina e croissant al burro appena sfornato. In sottofondo un intarsio aromatico affascinante ed incessante tra le note di erbe officinali (appena clorofillose) e sentori di caseina.
La bocca è distesa – già quasi in perfetto equilibrio - con una dinamica gustativa vitale e leggiadra, che gioca sul dettaglio, marcata da una soffusa piacevolezza di beva, rotonda ma non ‘piaciona’, semmai appagante e dissetante. C’è tensione per via di un nerbo acido preciso e mai eccessivo, perfettamente bilanciato nella buona struttura dello spumante, che dona avvolgenza rinfrescante al sorso cremoso e alleggerito da un perlage fine e al contempo scoppiettante. L’allungo finale è sapido, con una chiusura profonda e persistente nella riproposizione dei toni minerali percepiti in fase retro-olfattiva. La nobiltà gourmand del Satèn !
 
Annata: 2013 (non dichiarata)
Tiraggio: 03.2014
Sboccatura: 01.2017
Vitigni: Chardonnay 95% Pinot bianco 5%
Sistema di impianto: Cordone speronato
Resa per ettaro: 95 quintali per ettaro corrispondenti a 40 ettolitri per ettaro
Vendemmia: svolta nella terza decade di agosto, manuale in cassette da 18 Kg
Prima fermentazione vino base: vasche di acciaio
Affinamento vino base: 100% in acciaio inox per circa 8 mesi  
Fermentazione malolattica: non svolta
Liqueur de tirage: assemblaggio della cuvée a marzo con aggiunta dello ‘sciroppo di tiraggio’
Presa di spuma: 34 mesi di permanenza sui lieviti
Acidità totale: 6.8 g/l
PH: 3,5
ALCOL: 12%
Residuo zuccherino: inferiore a 1 g/l
 
REGIONE: LOMBARDIA
PRODUTTORE: CORTE FUSIA
DENOMINAZIONE: FRANCIACORTA
NOME: BRUT SATÈN
ANNO: NM
PREZZO ONLINE: € 28
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